lunedì 18 dicembre 2017

DOPING: ATTENZIONE A DIURETICI E BRONCODILATATORI

DOPING: ATTENZIONE A DIURETICI E BRONCODILATATORI

I farmaci non sono beni di consumo ma prodotti di origine sintetica o naturale, che vantano proprietà terapeutiche e per questo devono necessariamente essere utilizzati con cautela.
Di particolare interesse è la relazione esistente tra farmaci e doping sportivo. Il doping è una pratica fraudolenta che, attraverso l'utilizzo di alcune sostanze, permette di far migliorare la performance degli atleti. Esistono però moltissimi casi in cui il soggetto, specialmente in ambito amatoriale, può incorrere in sazioni a causa di comportamenti inconsapevoli. E' considerato, infatti, doping anche l'utilizzo di agenti che vengono definiti mascheranti. Ad esempio è frequente il caso dei diuretici che rientrano tra le sostanze dopanti proprio perchè aumentando la diuresi, possono velocizzare l'eliminazione di metaboliti derivanti da sostanze proibite. Un'atleta iperteso deve quindi porre molta attenzione nell'assumere diuretici e comunicare alle autorità sportive la terapia a cui è sottoposto.
Un maratoneta allergico, che assume un broncodilatatore per respirare meglio, deve essere informato che, ad un eventuale controllo antidoping, potrebbe risultare positivo, anche se l'assunzione avviene in assoluta buona fede e senza intento fraudolento. Il broncodilatatore infatti, può migliorare la performance sportiva aumentando la capacità di ventilazione polmonare. Stessa sorte potrebbe capitare al tiratore con l'arco che ha problemi di ipertensione. I beta bloccanti utilizzati in terapia sono considerati doping in funzione della loro azione sedante sul soggetto e hanno, di conseguenza, la capacità di "tranquillizzare" l'atleta garantendo miglior precisione di tiro.
Per evitare di incorrere in errore, tutti i farmaci che hanno nella loro composizione sostanze ritenute dopanti, hanno impresso nel confezionamento secondario un pittogramma molto esplicativo. In caso di dubbio è sempre buona norma domandare al proprio farmacista di fiducia.

- Fabrizio Leone -
Personal Trainer e Fisioterapista

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PIU' VELOCI IN PISTA GRAZIE ALLA CIOCCOLATA

PIU' VELOCI IN PISTA GRAZIE ALLA CIOCCOLATA

Qualche quadretto di cioccolato fondente al giorno riduce l'assunzione di spuntini poco salutari e, secondo alcune ricerche, migliorerebbe le prestazioni sportive. Un gruppo di ciclisti a cui sono stati somministrati 40g di cioccolato fondente al giorno ha dimostrato un consumo inferiore di ossigeno a una velocità moderata rispetto all'altro gruppo che aveva assunto 40g di cioccolato bianco. Stando ad uno studio pubblicato sulla rivista Journal of The International Society of Sports Nutrition, il primo gruppo, inoltre, ha percorso una distanza maggiore in pista durante un lasso di tempo di 2 minuti. Si ritiene che le epicatechine - i flavonoli contenuti nel cioccolato fondente - possano aumentare la produzione di ossido nitrico, il quale dilata i vasi sanguigni e riduce il consumo di ossigeno, aumentando così la velocità per un tempo maggiore.
Quando scegliete il cioccolato fondente, assicuratevi che vi sia almeno il 70% di cacao, poichè solo in questo casoil cioccolato è ricco di sostanze importanti per la salute.

- Fabrizio Leone -
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domenica 3 dicembre 2017

BURPEES ISTRUZIONI PER L USO E COME ADDOMESTICARLI TRAMITE IL RECUPERO PERFETTO

BURPEES ISTRUZIONI PER L'USO E COME ADDOMESTICARLI TRAMITE IL RECUPERO PERFETTO
Il burpees è l'esercizio funzionale a corpo libero preferito dagli americani. Sono stati inventati dal fisiologo americano Royal H. Burpee, che per la sua tesi è riuscito a creare un semplice test per valutare in modo rapido l’agilità, la coordinazione e la potenza dei soldati, negli anni ’30 .BU E' davvero un esercizio completo, un movimento estremamente dinamico e funzionale al tempo stesso:

    - funzionale perché abbina azione e funzione della catena estensoria dell'anca

    - pliometrico perchè il segnale di comando arriva al muscolo in una "finestra" brevissima di circa 100 ms

    - il burpees inoltre richiede un impegno cardio-vascolare e cardio-respiratorio davvero notevole

Per tale motivo negli Stati Uniti viene utilizzato come Test per valutare la forza resistente di un atleta.

    1) Sistematevi in posizione accosciata
    2) Accovacciati a rana
     3) Le dite delle mani sono a contatto con il terreno
     4) La schiena è diritta in posizione neutrale
     5)  Mantenendo l'appoggio sulle mani
    6) Estendente all'indietro le gambe ed il bacino con un   saltello
    7) Utilizzando la forza elastica tornate con un saltello alla posizione iniziale
    8) Ora saltate verso l'alto
    9) Applaudendo con le mani sopra la testa
    10)Atterrate e stabilizzate la posizione
    11)Tornate nuovamente ad accovacciarvi e ricominciate da capo.
Il Burpees è un ottimo esercizio da effettuarsi con il protocollo Tabata, in modo tale da entrare in forma, perdendo grasso come burro al sole.
LE 6 REGOLE DEL RECUPERO PERFETTO DOPO I BURPEES
1)DORMI BENE E RILASSATI: Per trarre tutti i vantaggi possibili dall'allenamento devi avere buone abitudini, a partire dal sonno e dal riposo in generale.Se non puoi dormire 8 ore a notte, impara a fare qualche sonnellino durante il giorno. Attento però a non dormire mai dopo la metà del pomeriggio perchè rischieresti di rovinarti la nottata. L'ideale è un riposo di 20 minuti. Per liberarti dallo stress termina i workout con 5 minuti di esercizi di respirazione profonda steso sulla schiena.
2) MANGIA TANTE PROTEINE E BEVI TANTA ACQUA: Le proteine sono fondamentali per una dieta equilibrata. Dovresti ingerirne quotidianamente da 1 a 1,4 grammi per ogni chilo di peso corporeo. Per quanto riguarda l'idratazione c'è un modo semplice per capire se bevi abbastanza ovvero quello del colore delle urine. Più le urine sono chiare e incolore e più significa che sei idratato.
3) LASCIA ABBASTANZA TEMPO TRA UN WORKOUT E IL SUCCESSIVO: La regola vuole che si aspetti almeno 48 ore per allenare di nuovo lo stesso muscolo. Il che va bene per esercizi che coinvolgono muscoli singoli come il curl. Ma se fai workout che coinvolgono più muscoli come la panca orizzontale potresti aver bisogno di più tempo, fino a 4 giorni, lo suggerisce una ricerca pubblicata sull'International Journal of Exercise Science. Quindi se hai allenato i pettorali facendo poche ripetizioni di sollevamento pesi con tanti chili il lunedì puta a fare tante ripetizioni con pochi pesi alla fine della settimana.
4) LASCIA ABBASTANZA TEMPO TRA UNA SERIE E L'ALTRA: La maggior parte degli allenatori consiglia da 3 a 5 minuti di riposo tra una serie e la successiva se l'obiettivo è sviluppare la forza e 60 secondi se l'obiettivo è sviluppare i muscoli. Uno studio pubblicato di recente sul Journal of Strenght and Conditioning ha paragonato gli intervalli di riposo di 1 minuto e 3 minuti scoprendo che gli intervalli più lunghi, in un programma di 8 settimane, sono l'ideale sia per la forza sia per i muscoli. Quindi allunga il tempo di recupero e fai più ripetizioni per ogni serie.
5) FAI STRETCHING: Una volta si pensava che fare stretching prima di allenarsi rallentasse e indebolisse l'allenamento. Ma oggi le cose sono cambiate: lo stretching è fondamentale per prepararsi al workout. Bisogna concentrarsi soprattutto sulle aree che si accorciano quando sei seduto: quadricipiti, tendini, flessori dell'anca, petto e bicipiti. Tieni ogni posizione di allungamento per il tempo necessario a fare cinque respiri profondi, ovvero 20-30 secondi. Oltre allo stretching usa anche il foam roller prima del workout.
6) FAI UN RIPOSO ATTIVO QUANDO NON TI ALLENI: Gli studi dimostrano che il riposo attivo nei giorni in cui non ti alleni (una camminata di 45 minuti, per esempio) riduce il gonfiore dei muscoli. Ma non è solo per questo che è consigliato. Il vero motivo per camminare o fare yoga è che i movimenti fluidi coinvolti in queste attività ripuliscono gli arti dagli scarti metabolici. E' un modo naturale di disintossicarsi, non solo a livello fisico ma anche emotivo.

- Fabrizio Leone -
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domenica 26 novembre 2017

SHORINJI KEMPO. UNA DISCIPLINA CHE SVILUPPA GLI INDIVIDUI

SHORINJI KEMPO. UNA DISCIPLINA CHE SVILUPPA GLI INDIVIDUI
Lo Shorinji Kempo non ha come obiettivo la vittoria in una competizione. Quando gli individui sono ossessionati dalla vittoria e sono sconfitti, tendono ad avere un'idea sbagliata del tipo: "fino a quando sono il più forte, mi sta bene" e si inizia a provare piacere per le sfortune degli altri. Lo Shorinji Kempo ha origine da Kaiso, Doshin So, come un metodo di sviluppo della mente e del corpo per formare il proprio carattere, un metodo attraverso il quale si possono ottenre tre benefici: difesa personale, sviluppo spirituale e buona salute. Attraverso le tecniche, si guadagna fiducia in se stessi, coraggio e vigore. Si acquisisce uno spirito compassionevole ed un senso di giustizia. Per coltivare una tale persona dotata di vera forza, lo Shorinji Kempo è stato creato come una disciplina, GYO
.
SHORINJI KEMPO COME BU (PRATICA MARZIALE)
Il carattere cinese "marziale" (BU - BUDO) è un ideogramma composto da due caratteri che significano "lancia" e "fermare". In altre parole il significato "bu" non viene associato a "battaglia" o a "ferire i nemici", ma piuttosto è riferito ad un contenuto etico per fermare conflitti tra la gente, contribuendo all'instaurarsi della pace e della cultura.
Budo è una via per disciplinare se stessi attraverso la tecnica, costruendo un se che sia solido nel corpo come nello spirito; formando persone che abbiano il coraggio e l'abilità di far fronte all'ingiustizia e alla corruzione nel mondo. Il Budo è un percorso che ha come obbiettivo il proprio interesse, quello degli altri e l'interesse della società. Questo è quello che lo Shorinji Kempo persegue.

IL SIGNIFICATO DI SHORINJI KEMPO COME GYO
Kaiso (il fondatore dello Shorinji Kempo) disse che il carattere GYO (disciplina), mostra delle persone (forti) che sorreggono bambini o anziani (persone in condizioni di debolezza) e sono uno di fronte all'altro. In questo spirito, lo Shorinji Kempo mira a costruire una società nella quale persone forti assistono persone deboli, e tutti possano vivere insieme in felicità. Nessuna persona può vivere senza gli altri. Ognuno di noi durante la propria vita entra in relazione con gli altri individui. Nello stesso modo che attribuiamo valore a noi stessi, è necessario dare valore alla gente intorno a noi. In altre parole, il nostro addestramento nello Shorinji Kempo ha i seguenti obiettivi: costruire un se solido nel corpo e nello spirito, su cui poter confidare. Solo così la pratica diventa GYO (una disciplina) per il miglioramento dell'individuo. Nello Shorinji Kempo la frase: "META' PER LA FELICITA' DI SE STESSI E META' PER LA FELICITA' DEGLI ALTRI esprime il tema della mutua felicità per se e per gli altri. Quello che ci prefiggiamo è divenire persone che possano contribuire alla pace ed al benessere della società.

- Fabrizio Leone (dal Tokuhon di Shorinji Kempo) -
Fisioterapista e Personal Trainer

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domenica 19 novembre 2017

IL MIGLIOR AMICO DELL'UOMO

IL MIGLIR AMICO DELL'UOMO
Il cane aiuta a proteggere la casa e la tua famiglia ma la cosa migliore dell'avere un cane è che hai la scusa perfetta per uscire a passeggio! Vediamo quali sono i 6 vantaggi dell'avere un cane:
1) TI AIUTA AD ABBASSARE LA PRESSIONE DEL SANGUE E A RIDURRE I RISCHI DI ATTACCO DI CUORE: Quando sei stressato i livelli di sostanza chimiche come la norepinefrina e il cortisolo aumentano. Questo malessere può portare alla formazione di placche nelle arterie e a problemi di cuore. Passando un pò di tempo con il tuo cane aumenti il livello di dopamina e di serotonina, due neurotrasmettitori con proprietà calmanti. Gli studi inoltre hanno dimostrato che i proprietari uomini di cani hanno livelli di trigliceridi e di colesterolo più bassi di chi non ha un amico a quattro zampe.
2) TI FA FARE MOVIMENTO: I ricercatori del Journal of Physical Activity and Health hanno scoperto 19 studi pubblicati che mostrano come più del 65% dei proprietari di cani ogni settimana fa con il suo amico peloso almeno 4 passeggiate per un totale di 160 minuti di camminata. Il cane è una buona scusa per uscire di casa e fare movimento, anche se non ne hai voglia. Molti di quelli che hanno un cane spesso hanno più a cuore la sua salute che la loro, e i cani amano la routine, quindi saranno loro ad avvertirti quando è il momento di uscire.
3) TI AIUTA A FARE AMICIZIA: Il cane facilita le interazioni sociali, per loro è naturale interagire con altri cani e con le persone, e questo porta anche i proprietari a fare amicizia e scambiare quattro chiacchiere. Giocare con il cane aiuta l'organismo a rilasciare ossitocina, l'ormone dei legami, che facilita le interazioni.
4) IL SUO OLFATTO PUO' SALVARTI LA VITA: Due studi anno confermato la capacità dei cani di individuare le cellule cancerogene. Il primo studio si è svolto all'ospedale Schillerhoehe in Germania: il cane in questione era in grado di individuare il cancro ai polmoni semplicemente annusando il respiro di 220 volontari. In uno studio giapponese della Kyushu University del 2011, invece, un labrador nero di nome Marine, è stato in grado di identificare il cancro al colon rettale annusando campioni di respiro e di feci. Altri studi confermano l'efficacia dell'olfatto canino nell'identificare altri tipi di cancro. Non significa, ovviamente, che basta un cane per scoprire se stai male, comunque il medico è insostituibile.
5) MIGLIORA IL TUO SISTEMA IMMUNITARIO: Secondo Jame Gern e la sua ricerca sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, i bambini che convivono con i cani hanno meno probabilità di soffrire di allergie e di asma o eczema e hanno livelli più alti di marcatori specifici del sistema immunitario.
6) L'AMORE INCONDIZIONATO COME FARMACO: Non importa quanto sia stata brutta la tua giornata, il tuo cane ti accoglierà comunque scodinzolando e leccandoti la faccia. Questo aiuta a ridurre i livelli di stress ed è un metodo infallibile per risollevare l'umore.

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- Fabrizio Leone -
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domenica 12 novembre 2017

PROCEDURE DI VALUTAZIONE CLINICA PER LE PATOLOGIE DI SPALLA

PROCEDURE DI VALUTAZIONE CLINICA PER LE PATOLOGIE DI SPALLA

Il dolore di spalla è una condizione molto frequente ed invalidante sia nella popolazione generale che in quella sportiva. Le procedure di valutazione clinica comunemente usate nella diagnosi fisioterapica delle problematiche di spalla, infatti, si sono orientate in questo senso: si è cercato, per lo più mediante posizionamenti e movimenti attivi contro resistenza, di comprimere, elongare o stressare una struttura per valutarne il suo coinvolgimento attivo nel dolore del paziente. In realtà la letteratura ci dice con sempre più forza che non funziona così!
I diversi test che si utilizzano non sono assolutamente specifici (non ci danno la possibilità di studiare, testare, "mettere in crisi" una sola struttura target senza andare a contattare una struttura adiacente), nè validi in generale (non danno la possibilità di fare ciò che si propongono di fare: sono dei test strutturali che hanno l'obiettivo di avere ragione della causa di un dolore, condizione complessa e ben lontana, dalla mera nocicezione).
Numerosi studi infatti hanno concluso che, anche se i tanti test di cui ci serviamo hanno un'alta capacità di riprodurre il sintomo, hanno di contro una bassissima specificità nel discriminare una struttura come "pain generator". Infatti la causa esatta del dolore di spalla è spesso non definibile con certezza, in parte per la presenza di numerose strutture potenzialmente coinvolte nell'esacerbazione del dolore del paziente, in parte per una incompleta conoscenza delle basi neuroanatomiche e biochimiche del fenomeno.
Indagini come ecografie, Rx o RMN hanno dimostrato patologie strutturali di CR anche in soggetti completamente asintomatici. Recenti studi hanno dimostrato che RMN, RMN con mezzo di contrasto ed ecografia, sono tutti buoni strumenti per diagnosticare una lesione di cuffia in pazienti a cui è stata consigliata la chirurgia. Tuttavia l'abilità diagnostica di US e RMN diminuisce al diminuire della grandezza della dimensione della lesione e questo tipo di esami non offre certezza diagnostica.
Secondo le linee guida di Diercks e colleghi, la diagnostica per immagini sarebbe addirittura sconsigliabile prima di 6 settimane dall'esordio dei sintomi, proprio perché la lesione che sarebbe probabilmente evidenziata non è direttamente correlata al dolore del paziente e potrebbe condizionare negativamente l'outcome di un percorso riabilitativo pain-centred. Il dolore in soggetti sintomatici, infatti, non sembra proporzionale all'entità della lesione, bensì solo a fattori che poco hanno a che fare con alterazioni di segnale alle bioimmagini (età, sesso, scolarità e comorbilità del paziente).
Il mondo della ricerca scientifica si sta orientando sempre di più verso un'ottica neurofisiologica nella valutazione clinica della spalla dando al SNC il posto che merita; si propende verso un inquadramento diagnostico basato sull'impairment, sul gap funzionale piuttosto che incentrato sulla struttura anatomica.
Il trattamento fisioterapico deve essere fondato sui sintomi chiavi dell'esame fisico e non sulla teoria di una patologia strutturale. L'esercizio è e deve essere l'approccio primario per il paziente con il dolore di spalla e la rivalutazione deve essere eseguita di continuo per certificare che il miglioramento sia correttamente indirizzato alle caratteristiche cliniche del paziente. La centralità dell'esercizio attivo riporta il fisioterapista ad una dimensione di responsabilità nel percorso di cura, superiore a quello di semplice "mobilizzatore passivo". Sebbene ancora oggi la chirurgia di spalla sia massivamente esercitata, è crescente il pool di letteratura scientifica a sostegno  di una assoluta non superiorità degli interventi di cruenti rispetto all'intervento fisioterapico nel management della problematica da conflitto di spalla. La fisioterapia, fondando il suo approccio sul modello bio-psico-sociale e investendo tantissimo su comunicazione ed educazione del paziente, propende sempre più alla responsabilizzazione di quest'ultimo, sino ad arrivare a volte al self managing del trattamento riabilitativo.

martedì 7 novembre 2017

FARMACI ORIGINALI O EQUIVALENTI?

A quanti di voi sarà capitato questo dubbio amletico! Prima della spedizione di ogni ricetta il vostro farmacista vi avrà fatto questa domanda:" Originali o equivalenti?"
Equivalenti, meglio di generici Perché dai produttori italiani il termine "generico" è stato giudicato squalificante, riduttivo. Suonerebbe come:"prendi l'originale o una copia qualunque?" E'una domanda necessaria per evitare ripensamenti. Richieste di cambi tardivi.
Il dubbio fra farmaco originatore - così la legge lo chiama - e off patent, il farmaco che ha perso l'esclusività del suo brevetto, rimane un passaggio di delicatissima negoziazione.
La risposta non è facile. Per esperienza sono possibili due tipi di approccio comunicativo. Uno "trasversale" e uno diretto, "scientifico". Il primo riguarda le "leve", le argomentazioni periferiche in base alle quali  il paziente può essere avviato a una decisione autonoma. Innanzitutto il prezzo. Le casse del servizio sanitario nazionale e quelle dei mutuati devono essere grati ai generici.
Le donne sono statisticamente meno propense degli uomini  a uscire dal binario del brand. Equivalente o generico che sia, va bene per il marito, eventualmente. Per loro stesse preferiscono quello "sicuro".
Un'altra leva è la similitudine della forma farmaceutica e le caratteristiche organolettiche che accomunano il farmaco originatore all'equivalente.
Una ulteriore argomentazione da sottoporre all'argomentazione del paziente è la diffusione dell'operazione di cambio. Il mercato del generico ha conquistato circa il 20% del mercato farmaceutico globale. Il Nord è in testa alla classifica: Trento, Lombardia e Emilia Romagna. Il Sud è più diffidente. Dal basso, Calabria, Basilicsta, Campania.
Inoltre bisogna tenere presente che in quasi la totalità degli ospedali italiani si utilizzano farmaci equivalenti.
I gastroenterologi non hanno difficoltà a suggerire la sostituzione. I cardiologi invece talvolta, esplicitamente, la vietano ai loro assistiti.
Infine vi è un deficit percepito di rassicurazione reale. Le documentazioni richieste per l'accreditamento di un equivalente sono di tipo quali-quantitativo e di biodisponibilità. Rispetto all'originale, l'equivalente deve possedere per legge gli stessi principi attivi e lo stesso grado di assorbimento nell'organismo.
I detrattori dell'equivalente si raccolgono sotto la bandiera di un non sufficientemente dimostrato effetto terapeutico e su questo dilemma si scontrano illustri pareri.
Il generico ha rappresentato una delle novità più rilevanti dell'attuale servizio farmaceutico, la vera rivoluzione nell'era del low cost.

- Fabrizio Leone -
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mercoledì 1 novembre 2017

ALLENAMENTO PER CONTRASTARE LA CELLULITE

ALLENAMENTO PER CONTRASTARE LA CELLULITE

Ciò che affligge maggiormente le donne è la lotta alla cellulite, ma di che si tratta esattamente? Essa viene anche definita PEFS (panniculopatia edemato fibro sclerotica) non è un semplice inestetismo ma una vera e propria patologia con alterazione del microcircolo e ipertrofia anomala degli adipociti; i vasi non sono in grado di portare sangue ossigenato ai tessuti e di ripulirli da sostanze tossiche, ne deriva quindi una degenerazione dei tessuti che perdono le loro caratteristiche di trofismo ed elasticità.
La cellulite presenta diversi stadi di avanzamento:
- EDEMATOSO, comprimendo la pelle  o contraendo il muscolo si osservano i primi inestetismi come ad esempio la pelle a buccia di arancia in conseguenza all'aumento del volume degli adipociti. Questo stadio è reversibile.
- FIBROSO, dove i fenomeni della fase precedente sono più marcati ed evidenti ma tuttavia ancora facilmente corregibili.
- SCLEROTICA FLACCIDA, che presenta l'insorgenza di noduli dolenti alla palpazione che interferiscono con il normale nutrimento e scambio di ossigeno dei tessuti. Il trattamento è più minuzioso e impegnativo rispetto agli stadi precedenti.
- SCLEROTICA, fase irreversibile con conseguente aspetto della cute a "materasso", con noduli più voluminosi e con un marcato irrigidimento delle fibre collagene. Il tessuto adiposo risulta altamente alterato.
I fattori predisponenti la cellulite sono diversi: predisposizione genetica, fattori ereditari, squilibri ormonali, dieta squilibrata ricca di grassi saturi e sodio, difetti posturali che si riflettono a livello plantare. La circolazione linfo-venosa, infatti per funzionare bene si avvale di quelle che sono le pompe muscolari degli arti inferiori, prima fra tutte la pompa plantare.
Bisognerà quindi focalizzare la nostra attenzione sulla mobilità della tibio-tarsica, con lavoro sulle superfici destabilizzanti come TRX, pedane propriocettive, medball. Per un appoggio naturale del piede è bene allenarsi scalzi, in quanto scarpe con suola troppo alta non fanno altro che penalizzare e peggiorare la situazione. Flesso-estensioni, cironduzioni, lateralizzazioni della caviglia pressando una pallina al tempo stesso, sono ottimi esercizi da eseguire scalzi per ripristinare la spremitura delle vene. A ciò dovremo abbinare la posturale e lo stretching.
Inoltre non dobbiamo dimenticare l'importanza di una dieta equilibrata e mantenere uno stile di vita salutare in modo da non ostacolare con fumo ed alcool la circolazione.
Evitare anche l'abuso di farmaci ed idratarsi bevendo almeno 1,5/2 litri di acqua al giorno che, con il suo effetto diuretico, aiuta la circolazione ad espellere le sostanze tossiche all'interno della cellula (la cellulite presenta un accumulo di liquido extra-cellulare noto anche come ritenzione idrica).
QUAL E' L'ESERCIZIO MIGLIORE PER CONTRASTARE LA CELLULITE?
Semplice il Kettlebell Swing! Lo swing attiva fortemente i recettori plantari, il "colpo d'anca" fa contrarre attivamente i quadricipiti, glutei, ischio crurali e torchio addominale.
Suddividere le ripetizioni totali in serie da dieci può essere un ottima scelta per non arrivare all'esaurimento muscolare ed evitare di produrre troppo lattato.
Un programma di allenamento basato su soli swing, per due volte a settimana, può essere impiegato da chiunque e può bastare a fare la differenza.
Inserire una camminata in Rack position tra le serie può essere utile per rafforzare i muscoli scapolari, lavorando anche sulla corretta postura.

- Fabrizio Leone -
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LA NUTRIZIONE DELLO SPORTIVO

LA NUTRIZIONE DELLO SPORTIVO
Il principio della nutrizione in ambito sportivo è fondamentalmente sempre lo stesso, semplicemente basterebbe bilanciare quantitativamente (calorie totali) e qualitativamente (proteine, carboidrati, lipidi, vitamine, minerali) le calorie utilizzate sia per il consueto fabbisogno giornaliero che per l'allenamento insieme a quelle introdotte nell'organismo con il cibo. Non risulta essere facile perchè a seconda della persona e dello sport praticato è necessario  ricercare un programma nutrizionale che soddisfi in modo equilibrato la funzione energetica, plastica e regolatrice. L'obiettivo si ottiene seguendo questi 3 parametri fondamentali:

- Giusto quantitativo di carboidrati per bilanciare la spesa energetica
- Corretto apporto proteico per mantenere la massa muscolare
- Adeguato consumo di grassi per svolgere insieme ai carboidrati la funzione enrgetica e plastica
- Assunzione di frutta e verdura per svolgere la giusta funzione plastica e regolatrice determinata dalle vitamine e dai sali minerali.

A seconda dell'obiettivo, dello sport, dell'età, ecc., l'atleta dovrà bilanciare in modo diverso il rapporto tra carboidrati, proteine e grassi. I carboidrati da prediligere  dovrebbero essere quelli complessi con un basso indice glicemico (pane e pasta integrale, frutta, ecc). Il quantitativo di quest'ultimo macronutriente si dovrebbe aggirare sul 40-50% delle kcal totali. Le proteine dovrebbero provenire da fonti diverse (pesce, uova, carne, legumi) in quantità del 15-30% delle kcal totali. Infine i grassi da consumare preferibilmente sono quelli insaturi, specialmente se ricchi di omega 3 e 6, e il quantitativo si dovrebbe aggirare dal 15-30%.
Quando l'obiettivo è la perdita di peso è necessario produrre un deficit tra le calorie introdotte e quelle spese a vantaggio di quest'ultime e non bisogna mai scendere al di sotto delle kcal che rappresentano il Metabolismo Basale.
La differenza non dovrebbe superare le 100kcal giornaliere per ogni 10 kg di peso corporeo (in un soggetto di 70 kg il deficit massimo deve essere di circa 700 kcal al giorno).
Per farsi un'idea della tempistica necessaria a perdere peso, basti pensare che per bruciare 1kg di grasso occorrono circa 7500 kcal.
Quindi per tentatitvi, si dovrà modificare sia la percentuale di macronutrienti (proteine, carboidrati, e grassi) che il loro apporto totale calorico. Una prima modifica può essere quella di mantenere inalterato l'apporto calorico totale attraverso la sostituzione di una porzione di carboidrati con una di proteine.
In ogni tentativo la variazione nutrizionale non dovrebbe superare i 50-100 g e deve essere mantenuta per almeno un paio di settimane..
Al fine di aumentare l'assorbimento dei nutrienti e di impedire all'organismo umano di instaurare una condizione di "risparmio" in cui il MB si abbassa, è utile suddividere il quantitativo calorico in più pasti giornalieri (almeno 5) e tra un pasto e l'altro non far passare più di tre ore.
In ogni pasto principale devono essere presenti le verdure e gli ortaggi per poter fornire all'organismo il necessario quantitativo di fibre e micronutrienti, mentre è consigliabile consumare la frutta durante gli spuntini.
Le vitamine e i sali minerali contenuti in abbondanza nelle verdure, negli ortaggi e nella frutta, svolgono nell'organismo il compito di velocizzare e regolare molte funzioni.
Se si considera che ogni cellula corporea è rivestita da una membrana di grasso e che la maggiorparte del tessuto del sistema nervoso centrale è grasso, si comprende subito l'importanza di questo alimento. Gli acidi grassi essenziali sono contenuti ad esempio nel tonno , salmone, pesce azzurro, sgombro, olio di oliva, frutta secca.
Molte persone tendono a non tollerare  bene il latte e i suoi derivati a causa della diminuzione dell'enzima lattasi (regredisce in funzione della quantità consumata e con l'avanzare dell'età) e per coloro che non  tollerano i latticini è necessario cambiare alimento oppure introdurlo in piccole dosi.
L'acqua rappresenta il 70% del nostro peso corporeo ed è responsabile di tutte le funzioni biochimiche organiche, quindi limitarne il suo consumo è un grave errore. La prestazione di uno sportivo potrebbe essere compromessa se non si idrata bene nelle ore precedenti alla manifestazione. Inoltre, quando si svolgono due sedute di allenamento al giorno, come accade di solito negli agonisti, per favorire il recupero bisognerebbe consumare immediatamente dopo l'allenamento uno spuntino composto principalmente da carboidrati a rapida assimilazione.
La frutta svolge un ruolo cruciale ricostituendo velocemente le scorte di glicogeno e fornendo l'apporto di vitamine e dei sali minerali, entrambi consumati durante l'allenamento. Per velocizzare ulteriormente il recupero del glicogeno si può assumere assieme alla frutta del glucosio, del saccarosio e una piccola quantità di aminoacidi essenziali.
Il pasto successivo all'allenamento deve presentare un giusto apporto di carboidrati (integrali), di proteine (pesce e carni magre) e di grassi (vegetali). Quando si inizia a praticare in maniera importante un'attività sportiva è consigliabile assumere degli integratori, dove l'obiettivo è quello di compensare la grande richiesta nutrizionale di un'attività intensa, che però deve sempre essere associata a un programma alimentare bilanciato. Alcuni esempi di integratori sono le proteine in polvere, gli aminoacidi ramificati e la creatina. Le prime possono essere assunte al mattino o in alcuni spuntini per completare il bilancio proteico in un'alimentazione ipocalorica; gli aminoacidi ramificati compongono il 60% degli aminoacidi del muscolo  scheletrico e la loro assunzione prima e/o dopo l'attività migliora il recupero favorendo l'anabolismo muscolare; la creatina assunta dopo l'allenamento migliora la ricostruzione delle  scorte di fosfocreatina e favorisce anche lo stimolo anabolico. Un miglior assorbimento della creatina si ha quando la sua integrazione  è associata a dei carboidrati  ad alto indice glicemico, che stimolando in modo importante l'insulina, fungono da veicolante.

- Fabrizio Leone -
Personal Trainer e Fisioterapista

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lunedì 16 ottobre 2017

QUAL' E' LA VERA FORZA?


Per ogni individuo la relazione con il "se" è importante. Rispettare se stessi richiede il coraggio per dire immediatamente cosa è giusto e cosa è errato, e richiede anche la forza per evitare che queste cose accadano.
Per quanto possiate desiderare di aiutare gente in difficoltà, se voi stessi siete deboli allora non potrete aiutare nessun altro. Per divenire forti, non solo avete bisogno di rinvigorire il vostro corpo, ma anche di promuovere uno spirito indomabile, che non indietreggia nè crolla di fronte a qualsivoglia avversità. Possedere la vera forza significa aver stabilito un sè affidabile. Lo Shorinji Kempo, come altre arti marziali, si prefigge di raggiungere tale vera forza.
LE TECNICHE FISICHE SONO SOLO UN MEZZO
Lo scopo della pratica dello Shorinji Kempo è divenire una persona che è fisicamente e spiritualmente forte, questo non deve essere dimenticato e non bisogna soffermarsi solamente alla competizione o ad essere tecnicamente abile o fisicamente forte, nè essere ossessionato dal primeggiare sconfiggendo gli avversari. Se sconfiggere gli avversari fosse l'unico nostro obbiettivo, non si avrebbe bisogno di un metodo di difesa a mani nude o acquisire un'abilità nel combattimento; sarebbe più logico e più facile usare qualche genere di arma.
BISOGNA SEMPRE PENSARE DI NON AVER PERSO, MA NEMMENO VINTO
Supponiamo per un attimo che un opponente ti abbia superato, ma sei rimasto in vita. Se pensi che questa non è stata una sconfitta, o meglio non ti senti sconfitto, essa non è una vera sconfitta. Nel corso della vita ogni individuo commette degli errori o si subiscono sconfitte, ma la qualità dell'essere umano è determinata dal commettere o non commettere errori. Ma se si ha un atteggiamento di sconfitta dopo aver commesso un errore, allora sarà una vera sconfitta! Per continuare a vivere degnamente bisogna acquisire un incrollabile senso realistico di fiducia in se stessi.
BISOGNA ESSERE SEMPRE CAPACI DI CONTARE SU SE STESSI
Ad ogni persona è concessa una sola occasione di vita su questa Terra, bisogna che essa sia trattata con cura. Questo valore viene maturato avendo coraggio nell'agire, prendendosi delle responsabilità nel capire quando si manifestano delle ingiustizie avendo la forza di porvi rimedio; questo comporta iniziativa, forte convinzione nelle proprie potenzialità ed una fiducia ben fondata. La vera forza è intesa come il possesso di una fiducia incondizionata e coraggio, qualità che non possono essere acquistate con il denaro e neanche nessuna autorità può conferirle.

- Fabrizio Leone -
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lunedì 9 ottobre 2017

PERICOLO OBESITA' CORRELATO A RETI DI AMICIZIE E COME COMBATTERLO

PERICOLO OBESITA' CORRELATO A RETI DI AMICIZIE E COME  COMBATTERLO CON L'AIUTO DEL PARTNER

Uno studio apparso sul LANCET nel 2013 ha analizzato la questione obesità in 188 paesi in oltre 30 anni. Ne è emerso un quadro spesso tragico, con Paesi come gli USA e il Sudafrica in prima fila tra i più obesi del mondo. Anche l'Italia non è messa poi così bene: 1 italiano su 10 è obeso.
L'influenza degli amici non si limita solo al girovita. La rete di amicizie, può aiutarti a migliorare la tua posizione finanziaria, a tenere a bada la depressione e a tenere sotto controllo lo stress e la pressione.
Inoltre uno studio condotto dalla Brigham Young University americana, che ha confrontato più di di 148 studi diversi per un totale di oltre 300.000 soggetti coinvolti, ha dimostrato che l'assenza di legami di vera amicizia e di supporto sociale può essere mortale. Lo studio ha scoperto che i soggetti con relazioni solide hanno il 50% di probabilità in più di sopravvivere rispetto ha chi non ha amici.
Questo studio ha anche confermato i risultati a cui è giunto il Framingham Heart Study, sottolineando come più è forte il collegamento tra i rispettivi pesi.
Se la tua cerchia sociale ti porta ingrassare, può anche portarti a dimagrire, vivere meglio ed essere più sano Una ricerca pubblicata sugli Annals of The New York Academy of Sciences sostiene che l'amicizia è un tratto evolutivo che porta benefici alla salute e all'adattamento. Questo significa che se trovi le amicizie giuste avrai meno bisogno di rivolgerti ai medici e nella maggior parte dei casi ti basterà stare bene con i tuoi amici, con la tua dolce metà, con la tua famiglia e anche con i tuoi animali di casa.
A tal proposito la persona con cui sei sposato/fidanzato è quella con cui passi più tempo, assicurati che ti dia manforte nelle scelte sulla salute e sulla dieta. Tu devi fare lo stesso con lei/lui. Ecco 6 consigli su come fare.

6 CONSIGLI PER RESTARE MOTIVATI A SEGUIRE LA DIETA CON LA TUA META'

1) PREPARA LA CENA CON TUA META'
Uno studio pubblicato su Health Psychology sostiene che gli uomini le cui donne che migliorano le loro abitudini alimentari cucinando piatti più sani tendono a non mangiare a non mangiare a casa quando ci sono pietanze non sane. Le persone che aiutano i partner a preparare la cena fanno meno fatica a seguire una dieta sana. Quindi se vuoi mangiare bene pianifica il menù con la tua metà.
2) ALLENATI CON LA TUA META'
Uno studio della Harvard Public School of Health ha scoperto che chi mentre perde peso ha il sostegno almeno del partner perde almeno 2,9 chili in più di chi si trova da solo a combattere i chili di troppo. Se poi ti alleni insieme al tuo partner puoi anche migliorare l'umore post workout. Uno studio dell' International Journal of Exercise Science sull'allenamento nella coppia ha dimostrato che l'umore dopo l'esercizio viene influenzato dalla presenza del partner e dall'attrazione che vi si prova.
3) ATTENTO AD ALCOOL E SNACK
Uno studio pubblicato sull'American Journal of Public Health ha analizzato l'impatto che i partner, gli amici e i fratelli hanno sulla dieta nel corso di 10 anni. Gli studiosi hanno scoperto che la coppia ha un'influenza molto maggiore degli amici e dei fratelli sulle abitudini in fatto di dieta e alimentazione, soprattutto quando si tratta di alcol e snack.
4) BANDISCI GLI SMARTPHONE DALLA TUA CAMERA DA LETTO
Uno studio pubblicato su Pediatric Obesity ha scoperto che gli studenti che hanno accesso a un device elettronico nelle loro camere hanno il 47% di probabilità in più di essere sovrappeso rispetto a chi non si porta lo smartphone, il tablet o il pc in camera da letto. I device elettronici infatti influiscono sulla qualità del sonno (una delle cause di obesità) e sulla vita sessuale.
5) TRAI BENEFICI DALLA DIETA DEL TUO PARTNER
Se il tuo/tua partner segue una dieta ed è in salute tu puoi perdere fino al 5% del tuo peso corporeo di riflesso, anche se non segui la sua dieta. Lo ha scoperto uno studio pubblicato nel 2008 sull'International Journal of Obesity.
6) A UN APPUNTAMENTO TIENI A BADA GLI ORMONI
Se ceni con un partner dell'altro sesso assumi in media 1140 kcal contro le 902 di quando mangi con un amico/amica lo ha scoperto uno studio della Indiana University of Pennsylvania.

- Fabrizio Leone -
Personal Trainer e Fisioterapista

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domenica 3 settembre 2017

PARKINSON E FISIOTERAPIA

La malattia di Parkinson fu descritta per la prima volta da James Parkinson per la prima volta nel 1817. E' una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale caratterizzata da rigidità dei movimenti, bradicinesia e tremore. Nella fase avanzata della malattia compaiono problemi comportamentali e cognitivi e  demenza. La malattia è essenzialmente causata da una incoerente stimolazione della corteccia motoria da parte dei gangli della base. Il morbo di Parkinson affligge circa l' 1 per cento della popolazione oltre i 60 anni di età. In Italia si contano 250.000 malati, dei quali la metà sono ancora in età lavorativa. Il numero dei pazienti con Parkinson cresce ogni anno. Con 6000 nuovi casi ogni anno, si stima che il numero dei malati di Parkinson raddoppierà nei prossimi 15 anni.
La bassa concentrazione di dopamina osservata nei malati di Parkinson fu correlata alla degenerazione dei neuroni dopaminergici della substantia nigra, che è deputata al controllo dei movimenti. Il morbo di Parkinson viene classificato in "idiopatico" (circa il 90% di tutti i casi) e "familiare", quando esiste un carattere ereditario  della malattia riconducibile ad alcune mutazioni genetiche.
TERAPIA FARMACOLOGICA
Il principale trattamento terapeutico del morbo di Parkinson, utilizzato nel 98% dei pazienti, consiste nella somministrazione per via orale o per via endovenosa della levodopa, che è il precursore biosintetico della dopamina. La terapia con la levodopa riesce solamente ad attenuare i sintomi della malattia, ma non è in grado di contrastare la degenerazione neuronale che ne è alla base. La terapia con la levodopa è caratterizzata da periodi in cui il paziente riprende la propria normale mobilità e da periodi in cui ricompare la caratteristica acinesia  e rigidità muscolare. Questo effetto sarebbe dovuto all'incapacità dei neuroni di immagazzinare correttamente la dopamina derivante dalla dopa. Il trattamento con la levodopa perde di efficacia negli stadi più avanzati della malattia a causa della drastica riduzione dei neuroni dopaminergici, che non riescono a controllare il tremore nonostante gli elevati livelli di dopamina.
PARKINSON E FISIOTERAPIA
La fisioterapia è un importante aiuto a disposizione dei malati di Parkinson, che insegna a eseguire i movimenti che non possono più essere gestiti dagli automatismi spontanei. La pratica riabilitativa insegna ai pazienti a camminare in maniera corretta, pensando ai movimenti che devono essere fatti per avanzare passo dopo passo.

- Fabrizio Leone -

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lunedì 28 agosto 2017

SI TORNA OPERATIVI QUINDI DIAMOCI UNA MOSSA!!

Ottobre,novembre...beh, dai facciamo facciamo dopo Natale, che le feste interrompono i restauri. Poi passa gennaio, arriva febbraio. Ecco, se a questo punto ti distrai un attimo è fatta, è luglio in un lampo e non puoi più fare niente. Lo sai bene: è troppo caldo per allenarti come si deve, se devi prendere dei chili (di muscoli, perché di ciccia è facile) meglio che rinunci; idem se devi perderli, troppa fatica. Poi, dai, è estate, una pizza, una birretta con gli amici ci stanno, un gelatino? E così è andata.
Cosa mi sarebbe piaciuto fare. Per esempio più palestra ma anche allenarmi seriamente per la bici, correre di più.
Mi sarebbe piaciuto muovermi di più ma poi no l'ho fatto. Per le solite scuse, arrivi a casa che sei stanco, ti butti sul divano, prendi il cellulare, arriva l'ora di cena. Che figura, proprio io poi, che dovrei dare il buon esempio...

Queste sono le classiche parole che dicono un pò tutti per giustificare il loro NON movimento, il loro NON volere fare prevenzione sulle patologie, il loro NON volere cambiare psicofisicamente, il loro NON VOLERE CRESCERE!

Allora, che tu sia arrivato all'estate allenato o meno, non importa. Non importa nemmeno che compia delle imprese impossibili. Però muoviti. Muoviamoci. Sulla mia pagina di Facebook e sul mio sito internet (al primo posto su google se digitate Physio Trainer) ci sono tanti spunti per farlo, il movimento è il segreto della vita, lo dicono anche i frati tibetani.

- FABRIZIO LEONE -

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martedì 30 maggio 2017

ORGANIZZAZIONI CONNESSE ALLO SHORINJI KEMPO

Ci sono 4 organizzazioni connesse allo Shorinji Kempo:
la Shorinji Kempo Federation
la Zerin Gakuen College
il Kongo Zen Sohonzan Shorinji
la World Shorinji Kempo Organization (WSKO).

Secondo quanto concordato, queste organizzazioni dello Shorinji Kempo formano lo Shorinji Kempo Group ed hanno nominato Yuuki So (shike di Shorinji Kempo, Doshin So II) come presidente.
Il fine di questo gruppo di organizzazioni è quello di assicurare che gli insegnamenti e le tecniche stabilite da Kaiso Doshin So continuino ad essere proposte e sviluppate correttamente nel XXI secolo.
Dunque si propone che ogni organizzazione conservi le sue caratteristiche particolari, mantenendo buona cooperazione, diffonda gli insegnamenti, sviluppi attività didattiche e contribuisca al bene comune sviluppando il tipo di persone di cui la società ha bisogno.

L'EVOLUZIONE DELLO SVILUPPO ORGANIZZATIVO (parte 1)

Nel 1947, quando il Giappone era sotto l'occupazione delle forze alleate in conseguenza della disfatta, Kaiso fondò lo Shorinji Kempo con la missione di far rinascere la nazione facendo evolvere la gente. L'anno successivo mise in piedi il Nippon Hoppa Shorinji Kempo Kai. Allo stesso tempo, kaiso ottenne il consenso di incorporare una organizzazione religiosa chiamata Komanji Kyodan,un nome ispirato da una società di beneficienza che aveva incontrato quando era in Cina.
Successivamente nel 1951, quando la nuova legge per le associazioni religiose entrò in vigore, questa divenne la Kongo Zen Sohonzan Shorinji. Contemporaneamente parecchi nuovi memebri in ingresso erano dipendenti delle ferrovie giapponesi, del dipartimento industriale delle automobili, della polizia della riserva (oggi forze di autodifesa) e studenti delle vicine scuole medie superiori.
Dopo molto tempo, mentre le persone trovavano lavoro, si trasferivano o entravano nelle scuole, lo Shorinji Kempo si propagò a livello nazionale in Giappone.

Continuate a seguirci su queste pagine per avere altre informazioni riguardo questa disciplina spettacolare!
Altrimenti potete andare sul sito della Federazione Italiana Shorinji Kempo o sul mio sito online www.fabrizioleonephysiotrainer.com

gassho!

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- Fabrizio Leone -

martedì 23 maggio 2017

FEBBRE E COME GESTIRLA

Quando comincia a manifestarsi con i primi brividi e la temperatura che sale, si è subito colti da pensieri negativi e si finisce per trascurare i due motivi principali per cui l'innalzamento della temperatura non è sempre da considerarsi un evento dannoso.
Prima di tutto non andrebbe vista come una malattia, ma bensì come un sintomo. In altre parole, possiamo considerarla il campanello d'allarme. In secondo luogo, a di spetto di quello che può comportare (brividi di freddo e innalzamento della temperatura in primis, oltre a malessere generale, una marcata sensazione di stanchezza, cefalea, dolore ai muscoli e alle articolazioni) è un prezioso alleato della nostra salute, in quanto serve ad attivare le difese immunitarie, consentendo all'organismo di impedire a virus e batteri di metterci KO.
Proprio il meccanismo di autodifesa della febbre, infatti, consente al nostro corpo di eliminare con facilità le tossine tramite la sudorazione. Contrastare la febbre non appena il termometro segnala un innalzamento anche minimo, non è generalmente consigliato, anche perchè nella maggior parte dei casi non costituisce un'emergenza e in assenza di altri sintomi preoccupanti che richiederebbero un consulto medico, può essere tenuta sotto controllo facilmente.
Tendenzialmente si può considerare una temperatura ascellare di circa 37 gradi centigradi normale quando viene misurata con termometro.
CAUSE PIU' COMUNI
Durante la brutta stagione, nella stragrande maggioranza dei casi, la febbre è una conseguenza del raffreddamento che espone a infezioni virali o batteriche. Ecco allora che la troviamo pressochè immancabile in caso di influenza e tonsilliti acute, mentre non sempre è presente e comunque si mantiene relativamente bassa nei malanni pseudo-influenzali, oltre che nelle faringiti, bronchiti e polmoniti. Altri principali casi che potrebbero indurre all'aumento della temperatura corporea sono le infezioni microbiche, le malattie infiammatorie croniche, le lesioni dei tessuti, le intossicazioni alimentari.
IL TROPPO ALLENAMENTO
Uno sforzo eccessivo può avere come conseguenza una sorta di febbriciattola (attorno ai 37 gradi e mezzo) che perdura anche diverse ore dopo l'attività fisica.
Non resta, quindi, che mettersi a riposo per una settimana almeno, dopodichè sarà il caso di tenere ritmi di lavoro decisamente  più bassi in palestra o sul campo sportivo.
LA SCELTA DEL FARMACO
Il paracetamolo è il principio attivo utilizzato da più tempo ed è sicuramente quello di elezione nella gestione della febbre. Possiede infatti un ottimo effetto antipiretico ed è efficace  anche come analgesico risultando quindi il farmaco di elezione in caso di febbre.
Tra le varie tipologie di assunzione viene sicuramente privilegiata quella ad uso orale per il maggior assorbimento nel sangue del principio attivo.
Ricordiamo inoltre che assieme alla terapia farmacologica va sempre associato il riposo e l'assunzione di liquidi per compensare l'eccesso di sudorazione.
Ecco quindi che ritorna indispensabile la figura di un professionista che vi segui anche durante gli allenamenti più intensi onde evitare spiacevoli conseguenze come abbiamo visto in precedenza con la febbre da sovrallenamento.

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domenica 21 maggio 2017

IL TAPING DRENANTE E PROPRIOCETTIVO

Il taping drenante e propriocettivo è stato inventato dal chiropratico Giapponese DR KENZO KASE nel 1973, che ha cercato di assistere il corpo attraverso il processo di guarigione naturale del tessuto traumatizzato. Nel 1998 questa metodica arriva anche in Italia.
È una tecnica basata sul processo di guarigione naturale e sviluppa la sua efficacia attraverso l’attivazione dei sistemi neurologico e circolatorio. La metodica ha un filo diretto con la scienza tapinglogica ed è per questo motivo che si usa il termine “taping”. Ai muscoli non viene attribuito solo il compito di muovere il corpo, ma anche il controllo della circolazione dei fluidi venosi e linfatici, della temperatura corporea.
I muscoli sollecitati e contratti eccessivamente si infiammano. Quando un muscolo è “edematoso”, lo spazio tra la pelle e il muscolo è ridotto, “compresso”, limita il flusso del fluido linfatico e applica una pressione sui recettori del dolore sotto la pelle. Questo causa “segnali di disagio” che provocano il dolore e di conseguenza la riduzione del movimento.
L’infiammazione rappresenta la risposta naturale , all’inizio dell’intero percorso di guarigione, infatti negli stadi precoci l’ attività metabolica aumenta in maniera significativa e si generano nuovi vasi. è cosi’ essenziale in fase iniziale l’applicazione di metodi che stimolino la circolazione sanguigna e linfatica
.
VANTAGGI DEL TAPING DRENANTE E PROPRIOCETTIVO:

1) SOSTEGNO SUL MUSCOLO DEFICITARIO
2) RIDUZIONE DEL PROCESSO FLOGISTICO BLOCCANDO IL RILASCIO ISTAMINICO
3) RIDUZIONE DEL DOLORE
4) AUMENTO DEL ROM
5) PROCESSO DI PREVENZIONE RIDUCENDO IL RISCHIO DI INFORTUNI
6) STABILIZZAZIONE ARTICOLARE ( Tecniche corretive)
7) RIMANE ATTIVO ANCHE SOTTO L'AZIONE DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE
8) CARICO, SUDORAZIONE ED AGENTI ESTERNI NON NE VARIANO L'EFFETTO
9) 10 MINUTI DOPO L'APPLICAZIONE IL PAZIENTE NON NE AVVERTIRA' L'EFFETTO
10) PERSONALIZZAZIONE DEL TIPO DI TAPING.

CONTROINDICAZIONI AL TRATTAMENTO CON TAPING:

MUSCOLARI :
- Distrazioni di III grado con completa rottura del ventre muscolare
- Estese miositi
- Ematomi muscolari con stravaso ematico arterioso

CAPSULE, TENDINI E LEGAMENTI :
- Distrazioni connettivali di III grado con rotture legamentose e capsulari
-Distrazioni connettivali di III grado con rotture legamentose, capsulari ed ossee
- Distrazioni connettivali di III grado con rotture legamentose, capsulari e tendinee
- Lussazioni non ridotte

OSSA :
Fratture

VASI :
- Vascolupatie artiose
- Vene varicose e varici

EPIDERMIDE
- allergie

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martedì 9 maggio 2017

ALLENAMENTO CON PESI E OSTEOPOROSI

ALLENAMENTO CON I PESI E OSTEOPOROSI

L'avanzare dell'età porta sempre più in risalto il rischio di osteoporosi e una ricerca dell'università del Missouri avrebbe dimostrato come esercizi specifici di allenamento della forza  favorirebbero l'aumento della densità ossea  negli uomini di mezza età sani, mediamente attivi ma con bassa densità ossea.
I ricercatori hanno monitorato 38 uomini di mezza età ciascuno dei quali ha seguito per un anno un programma di sollevamento pesi per un totale di 60-120 minuti a settimana. In questo periodo, i partecipanti allo studio hanno anche assunto un supplemento di calcio e vitamina D. Gli studiosi hanno misurato la massa ossea dei soggetti prima della ricerca e poi di nuovo dopo 6 mesi e un anno, rilevando già dopo 6 mesi un incremento della massa ossea nell'intero corpo e nella spina lombare che si è mantenuta anche nei successivi 6 mesi.
Tali risultati sono stati ottenuti grazie a esercizi specifici che sovraccaricano l'anca e la colonna come lo squat, il deadlift, gli affondi e l'overheadpress. Il programma, in seguito prevedeva un progressivo aumento nell'intensità e alcune settimane di riposo per massimizzare la risposta delle ossa.
Durante la ricerca i partecipanti hanno riferito di non aver provato particolare fatica o dolore nell'eseguire gli esercizi e lo studio conferma quanto sia importante allenare la forza per la salute non solo dei muscoli ma di tutto il corpo.
Per questo motivo non bisogna aver paura di utilizzare i pesi per un programma di allenamento  per clienti che sono in età avanzata, ma anzi incoraggiare questo tipo di allenamenti!
Quindi ricordate sempre di farvi seguire da personale esperto e ben formato proprio come il vostro Physio Trainer, e che tutto ciò a cui dovete aspirare è.....

...WELLNESS & THERAPY... che sono...
... IN YOUR CONTROL!!!

- Fabrizio Leone -

domenica 7 maggio 2017

SUL KISEI E KIAI

Quando si respira pienamente verso il tanden (respirazione diaframmatica), il proprio ki si tranquillizza ed esercita una forza in questo punto; quindi la propria mente, il ki e la forza, agiscono come enrgie unite e si diffondono attraverso il corpo, manifestandosi come kisei e kiai.
Liberare energia utilizzando la voce incoraggia il proprio spirito, fa convergere la propria forza, scoraggia e prende in contropiede l'avversario, in poche parole è estremamente efficace. Fare ricerche sui modi di esprimere la propria voce rappresenta un'importante materia di studio.
Il kiai non significa emettere semplicemente forte urlo. Deve essere una manifestazione naturale, facile, basata sul ki, portato fino all'esterno. Tuttavia i principianti hanno grande difficoltà ad arrivare a ciò.
Allo scopo di ottenere effetti anche maggiori che con un kiai di voce, si deve esercitare lo spirito e l'abilità, iniziando da un kiai vocale ed andando verso un livello del fukumi kiai o kiai muto. Attraverso l'allenamento mentale e tecnico, i kenshi devono progredire dal livello del kiai vocale al livello del kiai muto per ottenere effetti ancora più notevoli rispetto al semplice kiai vocale.

WELLNESS & THERAPY IN YOUR CONTROL!!

- Fabrizio Leone -

lunedì 24 aprile 2017

GLUCOSAMINA E OSTEOARTROSI

GLUCOSAMINA E OSTEOARTROSI

La glucosamina spesso viene prescritta insieme alla condroitina negli integratori (non medicinali) per trattare l'osteoartrosi.
Si tratta di una patologia cronica che colpisce soprattutto le donne dopo i 55 anni e che comporta usura nel tempo della cartilagine liscia che ricopre le estremità delle ossa. In questo modo le articolazioni non riescono più a scorrere su se stesse per via della superficie sfilacciata che si viene a creare. Il tutto è accompagnato da dolore al movimento.
I principali componenti della cartilagine articolare sono i glucosaminoglicani, lipidi che l'organismo sintetizza, partendo da importanti precursori. Uno di questi è proprio la glucosamina che troviamo in natura negli ESOSCHELETRI DEI CROSTACEI e nelle PARETI CELLULARI DEI FUNGHI e che viene correntemente sintetizzata a livello industriale dagli anni 40.
E' certamente ben tollerata se assunta per monodosi anche a digiuno, e può raggiungere una quantità massima di 1500 milligrammi, ossia di un grammo e mezzo. Può essere assunta compresse, in bustine da sciogliere in acqua, oppure in capsule.
Gli effetti di un trattamento prolungato con il farmaco necessitano di qualche mese di somministrazione per apprezzarne il reale beneficio.
La glucosamina non è una molecola miracolosa. Non riduce con potenza il fastidio come se fosse un antidolorifico (che a lungo può dare dipendenza), perchè più che sedare mira a ricostruire e contenere un danno che a volte può essere ingente in partenza.
Un recupero totale della cartilagine è difficile da ottenre ma già con la sola integrazione si riesce a migliorare la soglia del fastidio e a convivere con la patologia in maniera meno dolorosa.
Ovviamente è sempre bene ricordare che oltre al trattamento con integratori si deve aggiungere il trattamneto fisioterapico in fase acuta e quello rieducativo in fase sub acuta.
Rivolgersi a professionisti del settore risulta sempre la scelta migliore se vogliamo uscirne sani e senza spese eccessive.

- Fabrizio Leone-

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domenica 16 aprile 2017

TRATTAMENTO DEI TRIGGER POINTS

TRATTAMENTO DEI TRIGGER POINTS

Quasi tutti gli individui adulti hanno vissuto l'esperienza di
uno o più brevi episodi di dolore muscoloscheletrico,
ricorrente o cronico, associato a trauma o sovraccarico.
La frequenza di molte tipologie specifiche di dolore
muscoloscheletrico variano con il sesso e l'età e i fattori di rischio possono essere la  presenza di malattie degenerative, l'uso o non uso delle strutture muscoloscheletriche, i fattori
psicologici e i fattori genetici, infine le disabilità.
La Sindrome miofasciale (MPS) è una condizione dolorosa muscoloscheletrica caratterizzata da dolore locale e riferito, descritto come sordo e profondo, spesso determinato dalla presenza di TRIGGER POINTS MIOFASCIALI in una qualsiasi
sede corpoprea.
Diversi studi hanno dimostrato che i TrPs si associano spesso a numerose altre condizioni dolorose come emicrania, cervicalgia, dolore alla spalla, epicondilite, mal di schiena, colpo di frusta, sindrome del tunnel carpale, disfunzioni
ATM.
I TRIGGER POINTS sono definiti come “spots”, aree localizzate, palpabili, di dimensioni variabili, altamente irritabili all'interno dei muscoli, associate a bande tese (taut band).
Il muscolo in cui sono presenti i TrPs non è interamente
“duro”, “contratto” o dolente, la dolorabilità è limitata all'area della banda tesa.
I TrPs sono dolorosi alla compressione e possono produrre dolore locale e riferito (lontano dal punto di palpazione), possono essere associati a fenomeni autonomici tipo sudorazione localizzata, attività pilomotoria.

Il trattamento dei Trigger Points elimina questi dolori muscolari restituendo una qualità di vita equilibrata. Solo personale competente come il fisioterapista può trattare con successo questi punti di pressione, per questo motivo è buona norma affidarsi sempre a persone qualificate e professionali.

Il Physio Trainer è un certificato di garanzia e qualità nella prevenzione e riabilitazione da questo tipo di patologie, ed è specializzato nel trattamento dei trigger points.

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- FABRIZIO LEONE -

domenica 9 aprile 2017

IL BABY KIWI CON TANTA VITAMINA C E POCHE CALORIE

IL BABY KIWI CON TANTA VITAMINA C E POCHE CALORIE

Si tratta di piccoli kiwi (nominati Nergi) molto salutari e poco calorici, con appena 52 kcal per 100 gr di frutta. Ricco di vitamine, sali minerali e fibre, rientra nella categoria dei "superfrutti" per la sua alta concentrazione di vitamina C, principale alleata del sistema immunitario. Infatti, 100 grammi di questo piccolo kiwi corrispondono a circa 10 frutti.
Il mini kiwi racchiude anche una buona quantità di vitamina E(5,28mg/100gr). Questa vitamina, di solito contenuta negli oli vegetali, rientra nella famiglia degli antiossidanti, utili per contrastare il processo di invecchiamento cellulare. Grazie al suo alto contenuto di fibre (3,6mg/100gr), è un ottimo alimento per stimolare anche gli intestini più pigri. Le sue fibre prevengono inoltre anche le malattie cardiovascolari, il diabete di tipo 2 e i tumori dell'apparato digerente. Ricco anche il suo contenuto di minerali: 100 gr di questo frutto forniscono ben 19,4 mg di magnesio, minerale che previene i crampi ed è un potente antistress. E' un ottimo coadiuvante per combattere le sindromi da stress ed ipeeccitabilità. Inoltre previene l'osteoporosi. Vanta anche un buon contenuto di calcio (45,9mg/100gr), essenziale per la crescita ed il rafforzamento del tessuto osseo, e di fosforo (29,4mg/100gr) necessario per promuovere l'assorbimento di calcio nelle ossa. Infine ricordiamo che per il suo basso contenuto calorico, può essere consumato anche da persone con problemi di peso.

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lunedì 27 marzo 2017

I TRE INSEGNAMENTI DI KEN: SHU,HA,RI

I TRE INSEGNAMENTI DI KEN: SHU, HA, RI

Nell'ambito dell'apprendimento, il fenomeno noto come kaku significa "la destinazione del viaggio, raggiungere la fine".

SHU significa arrivare al kaku del maestro. L'obiettivo è quello di arrivare al kaku della forma del maestro, seguendo con attenzione il suo insegnamento, studiando il suo esempio senza tirare fuori uno stile personale spinti dal proprio ego personale.

HA riguarda l'adattamento del kaku del maestro. Dopo essersi esercitati ripetutamente e dopo aver raggiunto con successo il kaku del maestro, come parte di se stessi, a questo punto si possono aggiungere le proprie caratteristiche ed adattare il kaku per farlo diventare la propria arte.

RI è andare oltre il kaku del maestro per crearne uno proprio. Fino a quando il proprio approccio è coerente con lo scopo della tecnica, non appare nè forzato nè dispendioso e non provoca la perdita dell'equilibrio, si può trascendere dal kaku del maestro e realizzare liberamente i propri particolari tocchi creativi.
Il principio fondamentale che si applica a tutti e tre gli stadi è conforme a HO, o legge (principi fondamentali della natura, la via dell'umanità). Se bbene si parli di RI, o libera risoluzione, se qualcosa manca nell'acquisire questo principio generale, allora ci si allontana dal suo percorso.

Nell'allenamento, ci sono delle differenze nel modo in cui l'istruttore e gli anziani insegnano e spesso ciò può creare confusione. Anche per la medesima tecnica, differenze nel livello di addestramento della persona,conformazione del corpo e altre caratteristiche fisiche, implicano che i punti enfatizzati nell'insegnare la tecnica saranno differenti. Il vostro compito principale è di eseguire l'insegnamento con rigore e lavorare imitando la tecnica esattamente. Ogni movimento ha il suo scopo e il suo significato, bisogna cercare di eliminare sforzi ed eccessi per ottenere il massimo risultato con il minimo impegno. Nel fare ciò e nell'afferrare i principi, si generano i requisiti per raggiungere efficacemente HA e RI.

- Dal Tokuon di Shorinji Kempo -

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sabato 18 marzo 2017

DIABETE COME PREVENIRLO E TENERLO SOTTO CONTROLLO

DIABETE COME PREVENIRLO E TENERLO SOTTO CONTROLLO

I diabetici costituiscono oltre il 5% della popolazione italiana, ovvero tre milioni di persone. Ogni anno si contano circa 200.000 nuovi casi, un trend senza pari in nessun campo.
L'importanza e l'aumento esponenziale della patologia diabetica hanno ovviamente acceso l'attenzione degli studiosi, in campo medico quanto in quello economico, portando alla TEORIA DELLE 3 P. Infatti il diabete si potrà affrontare efficacemente tramite la PREDIZIONE, PREVENZIONE, PERSONALIZZAZIONE.
La prima si traduce in uno screening su tutta la popolazione.
L'evoluzione della patologia è tale che lascia supporre che i classici fattori di rischio come ereditarietà e alimentazione non siano più sufficienti a individuare i soggetti papabili all'iperglicemia e quindi, come l'ipertensione, siamo tutti da controllare.
Il secondo step, la prevenzione, si prenderà cura dei soggetti scremati nel passaggio precedente, concludendo con la personalizzazione della terapia. Quest'ultima passerà necessariamente attraverso un accurato e costante autocontrollo della glicemia nel paziente diabetico.
Ricordiamo infine che il ruolo svolto dall'attività fisica nel paziente diabetico è fondamentale e simile a quello di un farmaco. Per questo motivo andrà dosato nei tempi e nelle quantità corrette, e per fare ciò è indispensabile l'accompagnamento e la supervisione di un professionista del settore come ad esempio un personal trainer laureato anche nelle professioni sanitarie.

- Fabrizio Leone -

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sabato 11 marzo 2017

MASSAGGIO CONNETTIVALE

Consiste nella diagnosi e nella ricerca di eventuali zone di sofferenza del tessuto connettivo sottocutaneo.
Lo scopo è risolvere lo stato di tensione connettivale e la sofferenza viscerale di cui tale tensione è espressione.
Il tessuto del corpo umano è formato da tre foglietti embrionali sui quali si va a lavorare con il massaggio connettivale riflessogeno.
In questi foglietti è scritto il nostro codice genetico presente in noi dal feto e che regolerà la nostra formazione e crescita.
Il massaggio connettivale influisce sulle fasce del tessuto connettivale la cui funzione è di contenere e dividere gli organi interni dalle strutture sovrastanti (muscolatura e tegumento).
Lo stimolo esercitato sulla cute (foglietti embrionali) agisce per via riflessa sia sulla muscolatura liscia che su quella scheletrica.
Il tessuto connettivo porta in sé la memoria dei traumi fisici, psichici e articolari subiti sotto forma di dolori e contratture che possono anche diventare permanenti.
Tutto ciò ci fa capire l'importanza di questo trattamento nel guarire patologie di cui non si comprende la formazione.
Ricordate di mettervi nelle mani solo di veri professionisti del settore onde evitare problematiche ben più serie di quelle che già non possedete a livello patologico.
Scegliete la qualità, sceglie Fabrizio Leone Physio Trainer!!!

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domenica 5 marzo 2017

INGRASSARE CON LA DIETA VEGETARIANA: GLI ERRORI


Una scelta etica, un'idea per mantenere la linea, una scelta dettata dalle "mode" del momento: sono svariati i motivi che possono portare a preferire per il proprio regime alimentare una dieta che vada ad eliminare carne e pesce. Questa eventuale scelta etica non è tuttavia garanzia di salute, e nemmeno di dimagrimento come si sarebbe portati a pensare in maniera troppo semplicistica. 
Che sia basata su un alimento piuttosto che su un altro, la caratteristica più importante di una dieta deve infatti essere necessariamente l'equilibrio, facilmente disatteso invece da chi si auto-impone un cambiamento troppo repentino. 
La regola in questo caso è semplice ma mai troppo ricordata: chi introduce più calorie di quelle che consuma, ingrassa. I vegetariani non sfuggono alla regola. Anzi, possono essere per certi versi anche più esposti al rischio. I vegetariani per sostituire carne e pesce consumano infatti parecchi formaggi; il potere energetico dei latticini è però alto ed è quindi facile introdurre più calorie del necessario. Se il rapporto tra peso e calorie nella carne e nel pesce è sostanzialmente analogo, nei formaggi può salire di parecchio. 
La soluzione in tal caso non è ovviamente quella dell'eliminazione dei latticini dalle proprie abitudini, ma molto più opportunamente calibrare l'introito calorico. I formaggi non devono essere presenti ad ogni pasto, e bisogna introdurre le proteine anche con i legumi. E a proposito di legumi attenzione sempre e comunque, anche in questo caso: ce lo dimostrano ad esempio i vegani, che pur rinunciando a latte, formaggi, miele e uova possono vedere svanire il sogno del peso forma, sempre a causa dello stesso errore, l'introduzione di troppe calorie proprio con i legumi, o magari anche con olio di oliva o semi, ricchi questi ultimi di vitamine e minerali ma assai calorici. 
Insomma attenzione ai falsi miti ma soprattutto agli eccessi "nascosti". La parola d'ordine è equilibrio, sempre e comunque. Fermo restando che nel momento in cui si decide di cambiare regime alimentare, la scelta più saggia è quella di affidarsi alla consulenza di un professionista dietologo. Senza dimenticare il consiglio di sempre: nel caso sia necessario dimagrire, abbinata ad un regime alimentare corretto, non può mancare la sana ed indispensabile attività fisica. 

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giovedì 2 marzo 2017

TOTAL BODY PHYSIO TRAINER PROGRAM - MESE 3

E' finalmente online la terza scheda del TOTAL BODY PHYSIO TRAINER PROGRAM, tramite il quale potrete allenarvi anche comodamente a casa vostra. La scheda di questo mese è suddivisa in parte A e parte B. 
Buon divertimento e buon allenamento!

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venerdì 24 febbraio 2017

PESI E MEMORIA MIGLIORE

Per migliorare la memoria a lungo termine bastano 20 minuti di sollevamento pesi. Astabilirlo è uno studio pubblicato su Acta Psychologica da un gruppo di ricercatori del Georgia Institute of Technology, secondo cui per sfruttare i benefici dell'attività fisica in termini di capacità memoniche non è necessario essere atleti in grado di correre per lunghe distanze perchè anche svolgendo un lavoro con esercizi di resistenza, dal sollevamento pesi ai piegamenti sulle ginocchia, si possono ottenere buoni risultati. In particolare, questo nuovo studio ha messo in evidenza un miglioramento del 10% della memoria a lungo termine dei partecipanti che dopo essersi impegnati a memorizzare delle immagini si sono allenati su una macchina per il sollevamento di pesi con le gambe. E' stato quindi rilevato un aumento dei livelli di alfa-amilasi, un marcatore della presenza di una molecola nota per il suo legame con lo stress, la noradrenalina. Ciò suggerisce, come altri studi condotti in passato, che gli stress muscolari acuti possano contribuire a migliorare la memoria.

- Fabrizio Leone -

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sabato 18 febbraio 2017

KUMITE SHUTAI

Una delle sei caratteristiche dello Shorinji Kempo e' il KUMITE SHUTAI ovvero l'allenamento in coppia. Questa caratteristica ci insegna ad educare uno spirito di cooperazione, un modo come associarsi con l obbiettivo di divenire forti insieme, con amicizia e dedizione, facendo si che si alternino le fasi di attacco con quelle di difesa durante un allenamento. In questo modo si subiscono e si applicano le tecniche dello Shorinji Kempo in maniera reciproca.
Tutto questo dovrebbe ricondurci all importanza che nella vita ricopre il ruolo della cooperazione. Infatti solo aiutandosi a vicenda si raggiungono le piu' alte vette della saggezza. Si cresce dopo che si e' fatti crescere i compagni. Chi si tiene tutto per se e non condivide, vivra''in un mondo asettico dove non c'e' esperienza di crescita.
Se volete provare cosa significa KUMITE SHUTAI allora venite a trovarci in uno dei nostri Branch che potete trovare sul sito della Federazione Italiana Shorinji Kempo (FISK) e mettetevi alla prova perche' soltanto sfidando voi stessi crescerete.

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sabato 11 febbraio 2017

K2 LA VITAMINA DEL BENESSERE

Lo dicono  ricercatori, scienziati e nutrizionisti: è una delle vitamine più utili alla salute. Alcune prelibatezze che ne sono ricche sarebbero i formaggi, tuorli d'uovo e panini imburrati.
Questa vitamina viene prodotta dai batteri intestinali e, purtroppo, assorbita con difficoltà, tiene alla larga rughe, pelle rilassata, fragilità ossea, carie ai denti, vene varicose e patologie cardiache. Inoltre è la vera protagonista di quello che i medici hanno definito "il paradosso del calcio" poichè una eccessiva calcificazione delle pareti arteriose va di pari passo non solo con i rischi cardiovascolari, di Alzheimer e ictus, ma anche con la tanto temuta penuria di calcio nello scheletro. La K2 gioca un ruolo fondamentale nella densità ossea, indirizzando il calcio in maniera fisiologica e togliendolo dai punti dove può essere pericoloso, interagendo con la vitamina A e D.
La vitamina K2 si può trovare anche nel briè, ricotta, manzo e pollo.

- Fabrzio Leone -

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domenica 5 febbraio 2017

FABRIZIO LEONE PERSONAL TRAINER A ROMA







Mi presento, sono Fabrizio Leone.



Nato a Roma il 26 gennaio 1987, dal 2011 svolgo la professione di Personal Trainer nei quartieri centrali di Roma e dal 2015 la professione di Fisioterapista.



STORIA SPORTIVA E UNIVERSITARIA NELLE SCIENZE MOTORIE

Sono anche un'atleta di arti marziali, sin dall'età di 17 anni ho cominciato con la pratica di uno stile duro di Kung fu,sotto la guida del maestro Paolo Santilli, il quale ha segnato il mio percorso futuro. Infatti da questa pratica è scaturito il mio amore nei confronti del corpo umano e del suo funzionamento, che mi ha portato in seguito ad intraprendere lo studio delle scienze motorie presso lo IUSM nel 2008.

Durante gli anni accademici del Foro Italico, ho intrapreso anche la pratica del Karate Wado Ryu sotto la guida del maestro Angelo Cialente, partecipando anche a gare regionali CSEN.

Negli anni di studio motorio ho intrapreso anche altre arti marziali tra cui il Judo,il Tae Kwon Do e la Kick Boxing, ma ho notato che tutte queste, comprese il kung fu e il karate, erano incomplete. Mancava sempre qualcosa.

Nel 2011 sotto la guida della Dott.ssa Alba Naccari ho conseguito gli studi sulla pedagogia dello sport e l'ho applicata alle arti marziali, ottenendo così un compendio sulla pedagogia delle arti marziali che verrà in seguito pubblicata come laurea nel 2011.

E' stato proprio da questo studio che sono partito per ricercare l'arte marziale "perfetta", quella che comprendesse la giusta preparazione tecnica, teorica e pedagogica dei maestri che la insegnavano. Alla fine la mia ricerca mi ha condotto nel 2012 allo Shorinji Kempo, presso il branch (dojo) Roma Nord sotto la guida dei maestri Rosario Previti, Federico Di Carlo e Francesco Vietri, dove pratico tutt'ora come campione Regionale e Italiano 2016 insieme a Matteo Stomaci, mio partner di gara.





LAVORO E CERTIFICAZIONE UNIVERSITARIA FISIOTERAPICA

Subito dopo la laurea ho cominciato a lavorare come istruttore di Sala Pesi e Personal Trainer per diverse palestre tra cui la Passion Fitness, dove ho ricevuto un'ottima formazione, e dove ancora oggi lavoro.

Durante gli anni di studio nelle Scienze Motorie mi sono reso conto dei limiti che quest'ultimo lasciava, soprattutto in ambito riabilitativo. Per questo motivo nel 2013 ho intrapreso gli studi di Fisioterapia presso la Sapienza di Roma.

I tre anni di tirocinio presso diverse strutture ospedaliere mi hanno fatto crescere tanto dal punto di vista tecnico, professionale ma soprattutto pedagogico. Avere a che fare con la vera sofferenza umana ti cambia la vita e ti fa capire quanto è importante quello che abbiamo e la forza che una persona può trasmetterti nel credere in sè stessi.

Nel 2015 conseguo la laurea con il massimo dei voti (110 e lode) in fisioterapia specializzandomi sulla spalla, attraverso uno studio sperimentale riguardo la TECAR terapia.

Per visitare il mio sito online: www.fabrizioleonephysiotrainer.com

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