domenica 26 novembre 2017

SHORINJI KEMPO. UNA DISCIPLINA CHE SVILUPPA GLI INDIVIDUI

SHORINJI KEMPO. UNA DISCIPLINA CHE SVILUPPA GLI INDIVIDUI
Lo Shorinji Kempo non ha come obiettivo la vittoria in una competizione. Quando gli individui sono ossessionati dalla vittoria e sono sconfitti, tendono ad avere un'idea sbagliata del tipo: "fino a quando sono il più forte, mi sta bene" e si inizia a provare piacere per le sfortune degli altri. Lo Shorinji Kempo ha origine da Kaiso, Doshin So, come un metodo di sviluppo della mente e del corpo per formare il proprio carattere, un metodo attraverso il quale si possono ottenre tre benefici: difesa personale, sviluppo spirituale e buona salute. Attraverso le tecniche, si guadagna fiducia in se stessi, coraggio e vigore. Si acquisisce uno spirito compassionevole ed un senso di giustizia. Per coltivare una tale persona dotata di vera forza, lo Shorinji Kempo è stato creato come una disciplina, GYO
.
SHORINJI KEMPO COME BU (PRATICA MARZIALE)
Il carattere cinese "marziale" (BU - BUDO) è un ideogramma composto da due caratteri che significano "lancia" e "fermare". In altre parole il significato "bu" non viene associato a "battaglia" o a "ferire i nemici", ma piuttosto è riferito ad un contenuto etico per fermare conflitti tra la gente, contribuendo all'instaurarsi della pace e della cultura.
Budo è una via per disciplinare se stessi attraverso la tecnica, costruendo un se che sia solido nel corpo come nello spirito; formando persone che abbiano il coraggio e l'abilità di far fronte all'ingiustizia e alla corruzione nel mondo. Il Budo è un percorso che ha come obbiettivo il proprio interesse, quello degli altri e l'interesse della società. Questo è quello che lo Shorinji Kempo persegue.

IL SIGNIFICATO DI SHORINJI KEMPO COME GYO
Kaiso (il fondatore dello Shorinji Kempo) disse che il carattere GYO (disciplina), mostra delle persone (forti) che sorreggono bambini o anziani (persone in condizioni di debolezza) e sono uno di fronte all'altro. In questo spirito, lo Shorinji Kempo mira a costruire una società nella quale persone forti assistono persone deboli, e tutti possano vivere insieme in felicità. Nessuna persona può vivere senza gli altri. Ognuno di noi durante la propria vita entra in relazione con gli altri individui. Nello stesso modo che attribuiamo valore a noi stessi, è necessario dare valore alla gente intorno a noi. In altre parole, il nostro addestramento nello Shorinji Kempo ha i seguenti obiettivi: costruire un se solido nel corpo e nello spirito, su cui poter confidare. Solo così la pratica diventa GYO (una disciplina) per il miglioramento dell'individuo. Nello Shorinji Kempo la frase: "META' PER LA FELICITA' DI SE STESSI E META' PER LA FELICITA' DEGLI ALTRI esprime il tema della mutua felicità per se e per gli altri. Quello che ci prefiggiamo è divenire persone che possano contribuire alla pace ed al benessere della società.

- Fabrizio Leone (dal Tokuhon di Shorinji Kempo) -
Fisioterapista e Personal Trainer

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domenica 19 novembre 2017

IL MIGLIOR AMICO DELL'UOMO

IL MIGLIR AMICO DELL'UOMO
Il cane aiuta a proteggere la casa e la tua famiglia ma la cosa migliore dell'avere un cane è che hai la scusa perfetta per uscire a passeggio! Vediamo quali sono i 6 vantaggi dell'avere un cane:
1) TI AIUTA AD ABBASSARE LA PRESSIONE DEL SANGUE E A RIDURRE I RISCHI DI ATTACCO DI CUORE: Quando sei stressato i livelli di sostanza chimiche come la norepinefrina e il cortisolo aumentano. Questo malessere può portare alla formazione di placche nelle arterie e a problemi di cuore. Passando un pò di tempo con il tuo cane aumenti il livello di dopamina e di serotonina, due neurotrasmettitori con proprietà calmanti. Gli studi inoltre hanno dimostrato che i proprietari uomini di cani hanno livelli di trigliceridi e di colesterolo più bassi di chi non ha un amico a quattro zampe.
2) TI FA FARE MOVIMENTO: I ricercatori del Journal of Physical Activity and Health hanno scoperto 19 studi pubblicati che mostrano come più del 65% dei proprietari di cani ogni settimana fa con il suo amico peloso almeno 4 passeggiate per un totale di 160 minuti di camminata. Il cane è una buona scusa per uscire di casa e fare movimento, anche se non ne hai voglia. Molti di quelli che hanno un cane spesso hanno più a cuore la sua salute che la loro, e i cani amano la routine, quindi saranno loro ad avvertirti quando è il momento di uscire.
3) TI AIUTA A FARE AMICIZIA: Il cane facilita le interazioni sociali, per loro è naturale interagire con altri cani e con le persone, e questo porta anche i proprietari a fare amicizia e scambiare quattro chiacchiere. Giocare con il cane aiuta l'organismo a rilasciare ossitocina, l'ormone dei legami, che facilita le interazioni.
4) IL SUO OLFATTO PUO' SALVARTI LA VITA: Due studi anno confermato la capacità dei cani di individuare le cellule cancerogene. Il primo studio si è svolto all'ospedale Schillerhoehe in Germania: il cane in questione era in grado di individuare il cancro ai polmoni semplicemente annusando il respiro di 220 volontari. In uno studio giapponese della Kyushu University del 2011, invece, un labrador nero di nome Marine, è stato in grado di identificare il cancro al colon rettale annusando campioni di respiro e di feci. Altri studi confermano l'efficacia dell'olfatto canino nell'identificare altri tipi di cancro. Non significa, ovviamente, che basta un cane per scoprire se stai male, comunque il medico è insostituibile.
5) MIGLIORA IL TUO SISTEMA IMMUNITARIO: Secondo Jame Gern e la sua ricerca sul Journal of Allergy and Clinical Immunology, i bambini che convivono con i cani hanno meno probabilità di soffrire di allergie e di asma o eczema e hanno livelli più alti di marcatori specifici del sistema immunitario.
6) L'AMORE INCONDIZIONATO COME FARMACO: Non importa quanto sia stata brutta la tua giornata, il tuo cane ti accoglierà comunque scodinzolando e leccandoti la faccia. Questo aiuta a ridurre i livelli di stress ed è un metodo infallibile per risollevare l'umore.

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- Fabrizio Leone -
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domenica 12 novembre 2017

PROCEDURE DI VALUTAZIONE CLINICA PER LE PATOLOGIE DI SPALLA

PROCEDURE DI VALUTAZIONE CLINICA PER LE PATOLOGIE DI SPALLA

Il dolore di spalla è una condizione molto frequente ed invalidante sia nella popolazione generale che in quella sportiva. Le procedure di valutazione clinica comunemente usate nella diagnosi fisioterapica delle problematiche di spalla, infatti, si sono orientate in questo senso: si è cercato, per lo più mediante posizionamenti e movimenti attivi contro resistenza, di comprimere, elongare o stressare una struttura per valutarne il suo coinvolgimento attivo nel dolore del paziente. In realtà la letteratura ci dice con sempre più forza che non funziona così!
I diversi test che si utilizzano non sono assolutamente specifici (non ci danno la possibilità di studiare, testare, "mettere in crisi" una sola struttura target senza andare a contattare una struttura adiacente), nè validi in generale (non danno la possibilità di fare ciò che si propongono di fare: sono dei test strutturali che hanno l'obiettivo di avere ragione della causa di un dolore, condizione complessa e ben lontana, dalla mera nocicezione).
Numerosi studi infatti hanno concluso che, anche se i tanti test di cui ci serviamo hanno un'alta capacità di riprodurre il sintomo, hanno di contro una bassissima specificità nel discriminare una struttura come "pain generator". Infatti la causa esatta del dolore di spalla è spesso non definibile con certezza, in parte per la presenza di numerose strutture potenzialmente coinvolte nell'esacerbazione del dolore del paziente, in parte per una incompleta conoscenza delle basi neuroanatomiche e biochimiche del fenomeno.
Indagini come ecografie, Rx o RMN hanno dimostrato patologie strutturali di CR anche in soggetti completamente asintomatici. Recenti studi hanno dimostrato che RMN, RMN con mezzo di contrasto ed ecografia, sono tutti buoni strumenti per diagnosticare una lesione di cuffia in pazienti a cui è stata consigliata la chirurgia. Tuttavia l'abilità diagnostica di US e RMN diminuisce al diminuire della grandezza della dimensione della lesione e questo tipo di esami non offre certezza diagnostica.
Secondo le linee guida di Diercks e colleghi, la diagnostica per immagini sarebbe addirittura sconsigliabile prima di 6 settimane dall'esordio dei sintomi, proprio perché la lesione che sarebbe probabilmente evidenziata non è direttamente correlata al dolore del paziente e potrebbe condizionare negativamente l'outcome di un percorso riabilitativo pain-centred. Il dolore in soggetti sintomatici, infatti, non sembra proporzionale all'entità della lesione, bensì solo a fattori che poco hanno a che fare con alterazioni di segnale alle bioimmagini (età, sesso, scolarità e comorbilità del paziente).
Il mondo della ricerca scientifica si sta orientando sempre di più verso un'ottica neurofisiologica nella valutazione clinica della spalla dando al SNC il posto che merita; si propende verso un inquadramento diagnostico basato sull'impairment, sul gap funzionale piuttosto che incentrato sulla struttura anatomica.
Il trattamento fisioterapico deve essere fondato sui sintomi chiavi dell'esame fisico e non sulla teoria di una patologia strutturale. L'esercizio è e deve essere l'approccio primario per il paziente con il dolore di spalla e la rivalutazione deve essere eseguita di continuo per certificare che il miglioramento sia correttamente indirizzato alle caratteristiche cliniche del paziente. La centralità dell'esercizio attivo riporta il fisioterapista ad una dimensione di responsabilità nel percorso di cura, superiore a quello di semplice "mobilizzatore passivo". Sebbene ancora oggi la chirurgia di spalla sia massivamente esercitata, è crescente il pool di letteratura scientifica a sostegno  di una assoluta non superiorità degli interventi di cruenti rispetto all'intervento fisioterapico nel management della problematica da conflitto di spalla. La fisioterapia, fondando il suo approccio sul modello bio-psico-sociale e investendo tantissimo su comunicazione ed educazione del paziente, propende sempre più alla responsabilizzazione di quest'ultimo, sino ad arrivare a volte al self managing del trattamento riabilitativo.

martedì 7 novembre 2017

FARMACI ORIGINALI O EQUIVALENTI?

A quanti di voi sarà capitato questo dubbio amletico! Prima della spedizione di ogni ricetta il vostro farmacista vi avrà fatto questa domanda:" Originali o equivalenti?"
Equivalenti, meglio di generici Perché dai produttori italiani il termine "generico" è stato giudicato squalificante, riduttivo. Suonerebbe come:"prendi l'originale o una copia qualunque?" E'una domanda necessaria per evitare ripensamenti. Richieste di cambi tardivi.
Il dubbio fra farmaco originatore - così la legge lo chiama - e off patent, il farmaco che ha perso l'esclusività del suo brevetto, rimane un passaggio di delicatissima negoziazione.
La risposta non è facile. Per esperienza sono possibili due tipi di approccio comunicativo. Uno "trasversale" e uno diretto, "scientifico". Il primo riguarda le "leve", le argomentazioni periferiche in base alle quali  il paziente può essere avviato a una decisione autonoma. Innanzitutto il prezzo. Le casse del servizio sanitario nazionale e quelle dei mutuati devono essere grati ai generici.
Le donne sono statisticamente meno propense degli uomini  a uscire dal binario del brand. Equivalente o generico che sia, va bene per il marito, eventualmente. Per loro stesse preferiscono quello "sicuro".
Un'altra leva è la similitudine della forma farmaceutica e le caratteristiche organolettiche che accomunano il farmaco originatore all'equivalente.
Una ulteriore argomentazione da sottoporre all'argomentazione del paziente è la diffusione dell'operazione di cambio. Il mercato del generico ha conquistato circa il 20% del mercato farmaceutico globale. Il Nord è in testa alla classifica: Trento, Lombardia e Emilia Romagna. Il Sud è più diffidente. Dal basso, Calabria, Basilicsta, Campania.
Inoltre bisogna tenere presente che in quasi la totalità degli ospedali italiani si utilizzano farmaci equivalenti.
I gastroenterologi non hanno difficoltà a suggerire la sostituzione. I cardiologi invece talvolta, esplicitamente, la vietano ai loro assistiti.
Infine vi è un deficit percepito di rassicurazione reale. Le documentazioni richieste per l'accreditamento di un equivalente sono di tipo quali-quantitativo e di biodisponibilità. Rispetto all'originale, l'equivalente deve possedere per legge gli stessi principi attivi e lo stesso grado di assorbimento nell'organismo.
I detrattori dell'equivalente si raccolgono sotto la bandiera di un non sufficientemente dimostrato effetto terapeutico e su questo dilemma si scontrano illustri pareri.
Il generico ha rappresentato una delle novità più rilevanti dell'attuale servizio farmaceutico, la vera rivoluzione nell'era del low cost.

- Fabrizio Leone -
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mercoledì 1 novembre 2017

ALLENAMENTO PER CONTRASTARE LA CELLULITE

ALLENAMENTO PER CONTRASTARE LA CELLULITE

Ciò che affligge maggiormente le donne è la lotta alla cellulite, ma di che si tratta esattamente? Essa viene anche definita PEFS (panniculopatia edemato fibro sclerotica) non è un semplice inestetismo ma una vera e propria patologia con alterazione del microcircolo e ipertrofia anomala degli adipociti; i vasi non sono in grado di portare sangue ossigenato ai tessuti e di ripulirli da sostanze tossiche, ne deriva quindi una degenerazione dei tessuti che perdono le loro caratteristiche di trofismo ed elasticità.
La cellulite presenta diversi stadi di avanzamento:
- EDEMATOSO, comprimendo la pelle  o contraendo il muscolo si osservano i primi inestetismi come ad esempio la pelle a buccia di arancia in conseguenza all'aumento del volume degli adipociti. Questo stadio è reversibile.
- FIBROSO, dove i fenomeni della fase precedente sono più marcati ed evidenti ma tuttavia ancora facilmente corregibili.
- SCLEROTICA FLACCIDA, che presenta l'insorgenza di noduli dolenti alla palpazione che interferiscono con il normale nutrimento e scambio di ossigeno dei tessuti. Il trattamento è più minuzioso e impegnativo rispetto agli stadi precedenti.
- SCLEROTICA, fase irreversibile con conseguente aspetto della cute a "materasso", con noduli più voluminosi e con un marcato irrigidimento delle fibre collagene. Il tessuto adiposo risulta altamente alterato.
I fattori predisponenti la cellulite sono diversi: predisposizione genetica, fattori ereditari, squilibri ormonali, dieta squilibrata ricca di grassi saturi e sodio, difetti posturali che si riflettono a livello plantare. La circolazione linfo-venosa, infatti per funzionare bene si avvale di quelle che sono le pompe muscolari degli arti inferiori, prima fra tutte la pompa plantare.
Bisognerà quindi focalizzare la nostra attenzione sulla mobilità della tibio-tarsica, con lavoro sulle superfici destabilizzanti come TRX, pedane propriocettive, medball. Per un appoggio naturale del piede è bene allenarsi scalzi, in quanto scarpe con suola troppo alta non fanno altro che penalizzare e peggiorare la situazione. Flesso-estensioni, cironduzioni, lateralizzazioni della caviglia pressando una pallina al tempo stesso, sono ottimi esercizi da eseguire scalzi per ripristinare la spremitura delle vene. A ciò dovremo abbinare la posturale e lo stretching.
Inoltre non dobbiamo dimenticare l'importanza di una dieta equilibrata e mantenere uno stile di vita salutare in modo da non ostacolare con fumo ed alcool la circolazione.
Evitare anche l'abuso di farmaci ed idratarsi bevendo almeno 1,5/2 litri di acqua al giorno che, con il suo effetto diuretico, aiuta la circolazione ad espellere le sostanze tossiche all'interno della cellula (la cellulite presenta un accumulo di liquido extra-cellulare noto anche come ritenzione idrica).
QUAL E' L'ESERCIZIO MIGLIORE PER CONTRASTARE LA CELLULITE?
Semplice il Kettlebell Swing! Lo swing attiva fortemente i recettori plantari, il "colpo d'anca" fa contrarre attivamente i quadricipiti, glutei, ischio crurali e torchio addominale.
Suddividere le ripetizioni totali in serie da dieci può essere un ottima scelta per non arrivare all'esaurimento muscolare ed evitare di produrre troppo lattato.
Un programma di allenamento basato su soli swing, per due volte a settimana, può essere impiegato da chiunque e può bastare a fare la differenza.
Inserire una camminata in Rack position tra le serie può essere utile per rafforzare i muscoli scapolari, lavorando anche sulla corretta postura.

- Fabrizio Leone -
Personal Trainer e Fisioterapista

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LA NUTRIZIONE DELLO SPORTIVO

LA NUTRIZIONE DELLO SPORTIVO
Il principio della nutrizione in ambito sportivo è fondamentalmente sempre lo stesso, semplicemente basterebbe bilanciare quantitativamente (calorie totali) e qualitativamente (proteine, carboidrati, lipidi, vitamine, minerali) le calorie utilizzate sia per il consueto fabbisogno giornaliero che per l'allenamento insieme a quelle introdotte nell'organismo con il cibo. Non risulta essere facile perchè a seconda della persona e dello sport praticato è necessario  ricercare un programma nutrizionale che soddisfi in modo equilibrato la funzione energetica, plastica e regolatrice. L'obiettivo si ottiene seguendo questi 3 parametri fondamentali:

- Giusto quantitativo di carboidrati per bilanciare la spesa energetica
- Corretto apporto proteico per mantenere la massa muscolare
- Adeguato consumo di grassi per svolgere insieme ai carboidrati la funzione enrgetica e plastica
- Assunzione di frutta e verdura per svolgere la giusta funzione plastica e regolatrice determinata dalle vitamine e dai sali minerali.

A seconda dell'obiettivo, dello sport, dell'età, ecc., l'atleta dovrà bilanciare in modo diverso il rapporto tra carboidrati, proteine e grassi. I carboidrati da prediligere  dovrebbero essere quelli complessi con un basso indice glicemico (pane e pasta integrale, frutta, ecc). Il quantitativo di quest'ultimo macronutriente si dovrebbe aggirare sul 40-50% delle kcal totali. Le proteine dovrebbero provenire da fonti diverse (pesce, uova, carne, legumi) in quantità del 15-30% delle kcal totali. Infine i grassi da consumare preferibilmente sono quelli insaturi, specialmente se ricchi di omega 3 e 6, e il quantitativo si dovrebbe aggirare dal 15-30%.
Quando l'obiettivo è la perdita di peso è necessario produrre un deficit tra le calorie introdotte e quelle spese a vantaggio di quest'ultime e non bisogna mai scendere al di sotto delle kcal che rappresentano il Metabolismo Basale.
La differenza non dovrebbe superare le 100kcal giornaliere per ogni 10 kg di peso corporeo (in un soggetto di 70 kg il deficit massimo deve essere di circa 700 kcal al giorno).
Per farsi un'idea della tempistica necessaria a perdere peso, basti pensare che per bruciare 1kg di grasso occorrono circa 7500 kcal.
Quindi per tentatitvi, si dovrà modificare sia la percentuale di macronutrienti (proteine, carboidrati, e grassi) che il loro apporto totale calorico. Una prima modifica può essere quella di mantenere inalterato l'apporto calorico totale attraverso la sostituzione di una porzione di carboidrati con una di proteine.
In ogni tentativo la variazione nutrizionale non dovrebbe superare i 50-100 g e deve essere mantenuta per almeno un paio di settimane..
Al fine di aumentare l'assorbimento dei nutrienti e di impedire all'organismo umano di instaurare una condizione di "risparmio" in cui il MB si abbassa, è utile suddividere il quantitativo calorico in più pasti giornalieri (almeno 5) e tra un pasto e l'altro non far passare più di tre ore.
In ogni pasto principale devono essere presenti le verdure e gli ortaggi per poter fornire all'organismo il necessario quantitativo di fibre e micronutrienti, mentre è consigliabile consumare la frutta durante gli spuntini.
Le vitamine e i sali minerali contenuti in abbondanza nelle verdure, negli ortaggi e nella frutta, svolgono nell'organismo il compito di velocizzare e regolare molte funzioni.
Se si considera che ogni cellula corporea è rivestita da una membrana di grasso e che la maggiorparte del tessuto del sistema nervoso centrale è grasso, si comprende subito l'importanza di questo alimento. Gli acidi grassi essenziali sono contenuti ad esempio nel tonno , salmone, pesce azzurro, sgombro, olio di oliva, frutta secca.
Molte persone tendono a non tollerare  bene il latte e i suoi derivati a causa della diminuzione dell'enzima lattasi (regredisce in funzione della quantità consumata e con l'avanzare dell'età) e per coloro che non  tollerano i latticini è necessario cambiare alimento oppure introdurlo in piccole dosi.
L'acqua rappresenta il 70% del nostro peso corporeo ed è responsabile di tutte le funzioni biochimiche organiche, quindi limitarne il suo consumo è un grave errore. La prestazione di uno sportivo potrebbe essere compromessa se non si idrata bene nelle ore precedenti alla manifestazione. Inoltre, quando si svolgono due sedute di allenamento al giorno, come accade di solito negli agonisti, per favorire il recupero bisognerebbe consumare immediatamente dopo l'allenamento uno spuntino composto principalmente da carboidrati a rapida assimilazione.
La frutta svolge un ruolo cruciale ricostituendo velocemente le scorte di glicogeno e fornendo l'apporto di vitamine e dei sali minerali, entrambi consumati durante l'allenamento. Per velocizzare ulteriormente il recupero del glicogeno si può assumere assieme alla frutta del glucosio, del saccarosio e una piccola quantità di aminoacidi essenziali.
Il pasto successivo all'allenamento deve presentare un giusto apporto di carboidrati (integrali), di proteine (pesce e carni magre) e di grassi (vegetali). Quando si inizia a praticare in maniera importante un'attività sportiva è consigliabile assumere degli integratori, dove l'obiettivo è quello di compensare la grande richiesta nutrizionale di un'attività intensa, che però deve sempre essere associata a un programma alimentare bilanciato. Alcuni esempi di integratori sono le proteine in polvere, gli aminoacidi ramificati e la creatina. Le prime possono essere assunte al mattino o in alcuni spuntini per completare il bilancio proteico in un'alimentazione ipocalorica; gli aminoacidi ramificati compongono il 60% degli aminoacidi del muscolo  scheletrico e la loro assunzione prima e/o dopo l'attività migliora il recupero favorendo l'anabolismo muscolare; la creatina assunta dopo l'allenamento migliora la ricostruzione delle  scorte di fosfocreatina e favorisce anche lo stimolo anabolico. Un miglior assorbimento della creatina si ha quando la sua integrazione  è associata a dei carboidrati  ad alto indice glicemico, che stimolando in modo importante l'insulina, fungono da veicolante.

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