domenica 22 aprile 2018

TIRA SU LA KETTLEBELL!

TIRA SU LA KETTLEBELL!

Dovunque ci si giri, si vedono kettlebell, in palestra, nei club, nei negozi di articoli sportivi, nelle riviste di settore e non. Di tutti i tipi, dai modelli hightech a quelli disadorni da competizione, ne siamo ormai circondati ovunque.
E' certamente un trend del momento anche se la rincorsa al successo è iniziata molto tempo fa, nei club newyorkesi degli anni Ottanta. Sembra che già un paio di secoli prima i kettlebell venissero utilizzati dall'esercito russo come attrezzi da allenamento. Oggi sono invece strumenti per chi aspira ad un cambiamento radicale del proprio corpo, e non solo esteticamente ma anche dal punto di vista della resistenza e della reattività.
Negli ultimi anni infatti, sono stati molti gli atleti o i semplici appassionati di kettlebell, nell'industri del fitness, che in questo modo hanno reso virale la loro diffusione in questo campo.
Il perchè è molto semplice e può essere riassunto in una parola: RISULTATI.
L'allenamento con questi strumenti ha un impatto diretto con le capacità fisiche del soggetto, dando la possibilità di superare i propri limiti in tutti gli esercizi o sport, e facendo in modo che si avanzi dal punto di vista muscolare grazie allo stimolo delle fibre muscolari da differenti angolazioni.
Ma i benefici dell'allenamento con i kettlebell non sono generici: gli esercizi possono essere indirizzati a obiettivi specifici come l'incremento della massa muscolare, eseguiti a circuito per incrementare la resistenza e per dimagrire, nonchè per la riabilitazione muscolare.
Infine bisogna ricordare che la tecnica è determinante per evitare infortuni. Va da se, che se si sceglie di utilizzare questo attrezzo bisogna trovarsi un bravo insegnante che instradi sull'esecuzione degli esercizi-base prima di passare all'autogestione nel giro di qualche mese di allenamento.

1 ESERCIZIO CON I KETTLEBELL CHE NON DEVE MANCARE
1) Strappo con kettlebell: poggia un kettlebell sul pavimento davanti a te, posizionati in pedi con le gambe leggermente più larghe del bacino. Piegati leggermente in avanti ad afferrare con la destra la kettlebell mentre il braccio sinistro aiuta a mantenere l'equilibrio. Con una spinta esplosiva, contrai i glutei e porta in avanti il bacino per sollevare il peso, mentre il gomito rimane alto rispetto al polso. Arrivato all'altezza della spalla, ruota il gomito così da portare il peso fra braccio e spalla, assicurandoti che salga passando appena sopra la spalla e ti ritroverai con il polso rivolto in alto. Fletti leggermente le ginocchia prima di distendere il braccio e di spingere il kettlebell sopra la testa. Rimani in questa posizione per un paio di secondi e poi rifai il movimento completo al contrario.

- Fabrizio Leone -
Fisioterapista, Personal Trainer, Docente NonSoloFitness

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lunedì 9 aprile 2018

IL MALATO IMMAGINARIO

IL MALATO IMMAGINARIO

Basta poco per mettere in agitazione il "malato immaginario". Un colpo di tosse viene associato al tumore del polmone, la perdita di peso accompagnata da un lieve pallore, è sicuramente sintomo di leucemia fulminante e, nei casi più seri basta guardare una trasmissione di salute alla televisione per convincersi di avere qualcosa di molto grave.
Il disturbo d'ansia di malattia, definito comunemente ipocondria è la paura eccessiva di avere già, o di poter sviluppare, una malattia. E il più delle volte si teme una malattia grave, a lungo termine e con un decorso invalidante. Chi soffre di questo disturbo non teme tanto la morte imminente, quanto le malattie terminali.
Esistono due tipi di ipocondriaci, c'è quello che tortura il proprio medico per farsi prescrivere esami su esami, mai contento degli esiti positivi che ottiene, e chi si comporta invece al contrario, ovvero persone che sono così terrorizzate di scoprire di essere ammalate che preferiscono non saperlo. In questo modo evitano tutto ciò che può diagnosticare una malattia.
L'ipocondriaco tende a chiudersi in se stesso e a impiegare tutte le sue enrgie a cercare una spiegazione, e una soluzione, ai suoi sintomi fisici.In questo modo finisce con il trascurare il lavoro, gli hobby, le relazioni sociali. Nei casi più gravi può arrivare a comportari come se fosse malato per davvero. Si arriva a passare da un medico ad un altro.
Dato che non si pensa proprio di avere un problema psicologico in queste situazioni, il più delle volte l'ipocondriaco non va dallo specialista giusto. Chi invece accetta di parlare con uno psicologo o uno psichiatra è a metà strada verso la guarigione. La psicoterapia cognitivo-comportamentale, talvolta affiancata da terapie antidepressive, dalla meditazione o da prodotti naturali, è la via più efficace per affrontare il problema. La psicoterapia infatti aiuta a interrompere le ricerche ansiose sul proprio stato di salute, che tanto danno solo un sollievo momentaneo, e insegna a convivere con l'incertezza.

- Fabrizio Leone -
Fisioterapista, Personal Trainer, Docente NonSoloFitness

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COMBATTERE IL MAL DI SCHIENA

COMBATTERE IL MAL DI SCHIENA
Eccessiva sedentarietà e sovrappeso, posture scorrette mantenute troppo a lungo, movimenti violenti e improvvisi, traumi sportivi, sforzi fisici come il sollevamento di carichi eccessivi: a farne le spese il più delle volte è la colonna vertebrale che manifesta il suo stato di sofferenza con quello che comunemente chiamiamo mal di schiena localizzato il più delle volte nell'area inferiore e superiore della schiena stessa.
LOMBALGIA
E' genericamente un dolore spontaneo accompagnato da contrattura, localizzato al livello del rachide lombare. Può comparire lentamente oppure in modo improvviso e acuto in seguito a uno sforzo o a un movimento scorretto anche banale, come piegarsi in avanti per raccogliere qualcosa da terra (il cosiddetto colpo della strega). Nella forma acuta il dolore può essere molto forte, e aumenta anche con un leggero movimento come un colpo di tosse o uno starnuto. La sindrome colpisce prevalentemente in età adulta e non di rado dipende da alterazioni discali del rachide lombare, con sintomatologia limitata a questa regione della colonna vertebrale. In caso di lombalgia acuta, trova indicazione come trattamento di prima istanza, l'assunzione di farmaci quali antinfiammatori e antidolorifici, in seguito si potrà intervenire con tecniche di manipolazione quali fisioterapia e massaggi.
CERVICALGIA
Dopo il dolore lombare quello cervicale rappresenta la patologia più frequente tra quelle che interessano la colonna vertebrale. Si tratta di un disturbo muscoloscheletrico del tratto cervicale della colonna e che nella maggior parte dei casi è causato da alterazioni locali imputabili a vari motivi, come forme reumatiche o  artrosi cervicale che provocano uno stato infiammatorio e, nel caso dell'artrosi, anche degenerativo delle vertebre del collo. Tra i sintomi principali, il dolore, che nella forma acuta è caratterizzato da una sofferenza improvvisa e violenta, che impedisce di muovere la testa. Questa cervicalgia può essere associata a nausea, vertigini e acufeni. Il dolore cronico e continuo, invece, di solito si ripresenta ciclicamente e la sua intensità può variare da lieve, ma persistente, a molto intensa. Dalla zona della colonna cervicale può irradiarsi lungo le braccia e, in alcuni casi, fino alle mani. Se la cervicalgia cronica è dovuta all'artrosi cervicale, può comportare forti mal di testa e rumori articolari (come scatti o schiocchi), accompagnati da contratture muscolari inconsce. Generalmente il primo approccio terapeutico prevede un ciclo di antinfiammatori per un periodo di 1-2 settimane volto ad abbassare la soglia di dolore, al termine del quale generalmente si integra il trattamento con una prescrizione fisioterapica.
ERNIA DEL DISCO
Questa patologia relativamente comune della colonna vertebrale è la conseguenza dello spostamento, di un disco intervertebrale. A seguito di questa dislocazione, il rivestimento esterno del disco (anello) si rompe e una piccola porzione del nucleo polposo interno fuoriesce dalla propria sede. Ciò comporta la compressione del midollo spinale e dei nervi che da esso si dipartono (come il nervo sciatico), con la conseguente insorgenza di un dolore intenso, intorpidimento o debolezza della schiena. Assai di frequente l'ernia è associata a una pregressa degenerazione dei dischi intervertebrali dovuti all'età. Con il passare degli anni, infatti, questi perdono flessibilità, diventano fragili e rischiano di lacerarsi facilmente. Ma l'affezione può manifestarsi anche a causa di un'eccessiva attività fisica o di traumi meccanici (ad esempio il sollevamento di un peso eccessivo). Nella maggior parte dei casi, l'esame fisico è già sufficiente per fare una diagnosi di ernia del disco. Ma per confermare la diagnosi e accertare quali sono i nervi interessati, potrebbe essere necessario ricorrere anche a esami radiografici, Tac o risonanza magnetica. Nella maggioranza dei casi i sintomi migliorano dopo già uno o due mesi di trattamento conservativo, basato su riposo a letto, assunzione di analgesici, antinfiammatori e miorilassanti, cicli di fisioterapia, osteopatia o ginnastica posturale, massaggi, ossigeno-ozono terapia, fino all'intervento chirurgico per la rimozione dell'ernia nei casi più gravi.

- Fabrizio Leone -
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